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LA GUERRA SOCIALE

La guerra sociale o guerra italica scoppiò nel 91, quando il tribuno della plebe Marco Livio Druso, propose una legge che avrebbe concesso la cittadinanza romana “Optimo Iure”, quindi con diritto di voto, alle città italiche a sud del Po.

Il console Lucio Marcio Filippo, nell’interesse degli ottimati, impedì che la legge fosse messa ai voti.
Druso fu assassinato.
Gli Italici, con l’esclusione degli Umbri e degli Etruschi, si ribellarono.

Scoppiò la guerra.

L’esercito degli Italici era organizzato alla romana.
La guerra fu tremendamente sanguinosa, si tramanda che i caduti da entrambe le parti furono oltre 100.000.
Nel 90 il console Lucio Giulio Cesare, zio di Gaio Giulio, per fermare un conflitto distruttivo per entrambe le parti, fece approvare la lex Iulia, concedendo la cittadinanza sia a coloro che non si erano ribellati, che a quanti deponessero le armi.
Nel 89 fu approvata la lex Papiria che concedeva la cittadinanza a tutti gli italici a sud del Po, purché deponessero le armi entro 60 giorni.

Sul campo di battaglia alla fine Roma vinse, ma furono sconfitti gli ottimati, agli Italici fu concessa la cittadinanza “Optimo Iure”.

 

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