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ABSIDE - DOMENICHINO

La pittura della cupola di Sant’Andrea della Valle era stata commissionata a Domenichino, che intanto affrescava il catino absidale e il sott’arco del presbiterio, ma all’ultimo momento l’opera fu affidata a Giovanni Lanfranco.

Per Domenichino fu una tremenda delusione.
Lanfranco lavorò alla cupola dal 1625 al 1628.

Subito dopo Domenichino concluse la sua opera a Sant’Andrea dipingendo nei pennacchi della cupola i quattro evangelisti.

Il contrasto tra la fantasia barocca di Lanfranco e la poetica di Domenichino è affascinante. Domenichino sembra voler difendere dall’incombente barocco quel classicismo che lui stesso avverte essere sul punto di venire travolto. Nasce da qui quel velo di melanconia che avvolge gli evangelisti. 

Gli affreschi della calotta absidale e del sott’arco del presbiterio, realizzati da Domenichino tra il 1624 e il 1627, rappresentano scene della vita di S. Andrea.

Il presbiterio e l’abside sono uno dei massimi esempi di quella che potremmo chiamare pittura-monumentale del Seicento.

Nell’arcone dell’abside uno degli affreschi rappresenta S. Giovanni Battista  che indica ad Andrea e Giovanni la figura di Gesù Cristo, mentre al centro del catino absidale vediamo Gesù che chiama Pietro e Andrea. In questi commossi dipinti Domenichino sembra ripensare e rimpiangere le opere dei grandi maestri, attraverso la sua sensibilità tornano alla vita Correggio, Raffello e Michelangelo. Percorrendo con lo sguardo l’opera di Domenichino scopriamo il legame tra paesaggio e figure e quelle note realistiche che ricordano le Storie di Santa Cecilia.

Le fasce che ripartiscono gli affreschi, in stucco bianco e oro con putti a bassorilievo, furono attribuite al giovane Algardi, ma i disegni ritrovati a Windsor dimostrano che il progetto è di Domenichino.

Infine tra le finestre dell’abside Domenichino dipinse le sei virtù: Fede, Carità, Religione, Speranza, Fortezza e Preghiera.

 

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