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CARAVAGGIO

Michelangelo Merisi, il Caravaggio (Caravaggio - Milano 1571 o 73 - Porto Ercole 1610). Sul luogo di nascita si discute, secondo qualche documento era nato a Caravaggio, secondo altre fonti i genitori erano di Caravaggio, mentre lui sarebbe nato a Milano.

Santa Liberata
La chiesa di Santa Liberata dove si sposarono i genitori di Caravaggio
 

Comunque sia per fuggire dalla peste i genitori lasciarono Milano per Caravaggio e qui di peste morirono il padre e i nonni.

La vedova tornata a Milano con i quattro figli, riuscì a far assumere (1584), per pochi soldi il nostro nella bottega di Simone Pederzano, pittore allora in voga.

Da apprendista si applicò con diligenza per circa quattro anni, anche se, secondo i suoi biografi, già allora fece “qualche stravaganza”.

Ma nel corso degli anni quelle stravaganze diventarono sempre più incontrollabili.

La violenza, la drammaticità, la provocatorietà eversiva della sua pittura sono lo specchio di “una vita maledetta”.

Nel 1590 era già a Roma.

Nei primi tempi fu dura, tra miseria, stravizi e malattie, per tirare avanti andò a bottega da Giuseppe Cesari, noto come il Cavalier D’Arpino, pittore manierista e di successo, che lo ospitò a casa propria.

Si ipotizza che in questo periodo abbia dipinto in Santa Prassede i festoni della Cappella Olgiati, affrescata dal Cavaliere.

  Il Bacchino malato
Il Bacchino malato
probabile autoritratto

Probabilmente a causa di una malattia, per la quale fu ricoverato all’ospedale della Consolazione (accanto alla omonima chiesa), interruppe la collaborazione con il Cavalier d’Arpino.

La svolta nella vita di Caravaggio avvenne nel 1595 quando fu scoperto dal Cardinal Del Monte, grande appassionato d’arte, che, oltre a dargli casa e stipendio, lo presentò alla gente che conta: il marchese Giustiniani, i Barberini, i Massimo, i Colonna e infine il cardinale Scipione Borghese, al quale dobbiamo molte delle collezioni che oggi vediamo nella Galleria Borghese. 

E arrivò il successo.

Ma,

quel suo “cervello stravagantissimo”, come ebbe a dire il suo protettore Cardinal Del Monte, lo doveva tradire più volte.

Incapace di tenersi lontano da prostitute, bettole e ubriacature, passò di eccesso in eccesso e purtroppo è tutto documentato nei registri della gendarmeria pontificia, si va dalle liti alle ferite, si passa alle denunce, si arriva agli arresti. Rimesso in libertà grazie all’intervento dell’ambasciatore di Francia, poco tempo dopo altro ferimento a causa di Lena (sua modella per la Madonna dei Pellegrini, nella quale è ritratta col figlio di tre anni che per essere un neonato è un po’ grandicello), scappa a Genova, si salva dalla galera avendo fatto pace col ferito. Non basta, presto incappa in nuove denunce per insulti e sassaiole contro i birri, inframmezzate da varie altre violenze, finchè arriva il peggio, nel 1606 si scontra con tal Ranuccio, lui resta ferito, l’altro muore.      

Questa volta i suoi protettori non riuscirono a salvarlo dalla condanna alla decapitazione e il tema della testa mozzata, nella quale spesso raffigura se stesso, diverrà per Caravaggio un’ossessione. 

Intanto occorreva scappare da Roma, furono i Colonna a favorire la sua fuga nascondendolo nei propri feudi laziali, durante questa fuga Caravaggio trovò il tempo di dipingere per i Colonna varie tele tra le quali la cena di Emmaus.

Per assicurare la sicurezza al fuggiasco, fuori dai confini dello stato pontificio, i Colonna lo affidarono ai loro parenti napoletani i Carafa Colonna e a Napoli Caravaggio restò un anno, fecondo di pittura (memorabile "le sette Opere di Misericordia") e senza "stravaganze".

Passa un anno, siamo nel 1607, Caravaggio, grazie sempre ai Colonna, parte per Malta presentato al Gran Maestro dell’Ordine dei cavalieri di San Giovanni.

Perché andare a Malta?

La ragione è presto detta: se fosse diventato Cavaliere avrebbe ottenuto l’immunità e dunque la condanna alla decapitazione sarebbe decaduta.

A Malta dipinse la "Decollazione di San Giovanni Battista" che gli valse il titolo di Cavaliere di Grazia.

Obiettivo raggiunto, Caravaggio salvo, ahimè no, lo tradisce una nuova “stravaganza”: si scontra (offese, ferite), con un Cavaliere aristocratico, salta fuori che è un condannato a morte e viene imprigionato. Evaso, non si sa come, fugge in Sicilia, inseguito dai bravacci del Cavalier nemico. Mentre gli indignati Cavalieri di Malta lo cacciano dall’Ordine “come membro fetido e putrido”.

In Sicilia braccato dai vendicatori dell’onore del Cavalier offeso passa di città in città, sempre dipingendo, prima Siracusa, poi Messina (l’Adorazione dei Pastori e La Resurrezione di Lazzaro), infine Palermo (La Natività), qui si imbarca e torna a Napoli, dove viene raggiunto e ferito gravemente dai bravacci dell’implacabile maltese.

Circolò la notizia della sua morte, ma Caravaggio si riprese dando vita a una nuova stagione pittorica nella quale certamente dipinse la Sant’Orsola e Davide con la testa di Golia, una delle sue opere più drammatiche, nella quale la testa mozzata di Golia non è altro che il suo autoritratto, a rappresentare le proprie ossessioni e il proprio desiderio di morte.

E la morte arriverà di lì a poco.

I suoi protettori non avevano rinunciato alla speranza di fargli ottenere la grazia e Papa Paolo V era ormai pronto per firmarla. Caravaggio non volle indugiare, imbarcatosi per avvicinarsi a Roma, tra varie vicissitudini sbarcò a Palo (a circa trenta chilometri dalla agognata meta), feudo degli Orsini, ma i sui beni erano rimasti sulla nave e tra questi il quadro di San Giovanni Battista promesso al cardinale Scipione Borghese (nipote del Papa), Caravaggio allora si rimise in mare per raggiungere la nave diretta a Porto Ercole.

Consunto e malato, arrivato a Porto Ercole, morì pochi giorni prima che arrivasse la grazia.

A Roma le opere di Caravaggio sono esposte nella Galleria Borghese, nella Pinacoteca Capitolina (La Buona Ventura e San Giovannino), nella Galleria Doria Pamphili, nella Galleria Corsini e nella Pinacoteca Vaticana dove si trova la "Deposizione", che in origine era nella chiesa romana di Santa Maria in Vallicella, nota anche come la Chiesa Nuova, dove oggi si può vedere una buona copia dell’originale, opera del tirolese Michele Koeck.  

Nella Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini vediamo “Giuditta e Oloferne”, cruda, violenta, teatrale questa tela del 1599 tolse la pace e mise in crisi molti artisti, e ne ispirò molti altri, come Artemisia Gentileschi ed Elsheimer.

Il Narciso di Palazzo Barberini è stato definitivamente attribuito a Caravaggio dopo il restauro del 1995, prima di allora si dubitava che l’autore fosse Orazio Gentileschi, oppure lo Spadarino.

L’opera certamente antecedente alla Giuditta rappresenta un momento di passaggio nella evoluzione dello stile di Caravaggio.

Sempre a Roma si può godere il Caravaggio nell’ambiente elettivo, elettivo perché i capolavori di cui stiamo parlando furono concepiti per essere visti dove oggi li vediamo: la Madonna dei Pellegrini nella chiesa di Sant’Agostino, la Cappella Cottarelli a San Luigi dei Francesi (nella quale seminascosto c’è un suo autoritratto), a Santa Maria del Popolo la "Crocifissione di San Pietro" e la "Conversione di San Paolo", che sostituì una precedente versione giudicata scandalosa, a Santa Maria della Concezione, nella sagrestia, il San Francesco e infine la Deposizione, di cui abbiamo parlato a Santa Maria in Vallicella.

Nella sua vita disperata Caravaggio non ebbe allievi, ma la sua deflagrante personalità generò i caravaggeschi, artisti che dipinsero nel suo segno.

Tra questi si possono distinguere I caravaggeschi di stretta osservanza e quelli che, fatto proprio il Caravaggio, svilupparono una propria poetica, senza dimenticare la fonte.

Per rimarcare l’importanza di Caravaggio nella storia dell’arte vi diamo una rapida galleria dei dipinti dei maggiori artisti nei qual è riconoscibile l’impronta caravaggesca.

Il primo da citare è il suo fraterno amico Orazio Gentileschi (San Francesco), e sua figlia Artemisia (Giuditta e Oloferne), poi Carlo Saraceni (San Bennone), lo Spadarino (l’Angelo Custode), Gerardo delle Notti (Gerrit van Honthorst, Gesù Cristo e San Pietro), Terbrugghen, Giovanni Serodine (Elemosina di San Lorenzo), Josè de Ribera, alias lo Spagnoletto (la Trinità), Mattia Preti (Il Tributo di Cristo), Bartolomeo Manfredi (La negazione di Pietro), Battistello Caracciolo (La Lavanda dei Piedi), e per finire in gloria il Lanfranco (San Guglielmo).

In Francia tra i suoi seguaci i più noti sono: Louis Le Nain (I contadini), Gorge de La Tour, Simone Vouet e Valentin de Boulogne;

in Spagna: Diego Velasquez (L’acquaiolo di Siviglia), Don Francisco de Zurbaran (San Serapione), Bartolomè Murillo (La guarigione del paralitico);

nel Nord Europa: Rembrandt (La donna al bagno), Van Dyck (San Gerolamo), Vermeer (Il soldato e la fanciulla), Elsheimer (Giuditta e Oloferne), Van Baburen (Deposizione), Stomer (Cristo e Nicodemo).

 

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