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MUSEO BARRACCO

Su Corso Vittorio Emanuele, tra Piazza Navona e Campo de’ Fiori, nel Palazzo della Farnesina ai Baullari, si trova il Super Museo Barracco.
Come è giusto che sia il Super Museo è ospitato in quel palazzo, progettato dal grande Antonio da Sangallo il Giovane, che rappresenta uno dei gioielli rinascimentali di Roma.
Tra l’altro il palazzetto fu costruito su una domus romana i cui resti sono visitabili.

G. Barracco - clicca per ingrandire

Giovanni Barracco (1829 – 1914) dedicò la propria via alla raccolta di opere d’arte che rappresentassero l’evoluzione delle antiche culture, coprendo un arco di tempo che va dal III millennio a.C. all’alto Medioevo.
Le oltre 400 opere esposte, tutte di eccezionale attrattiva, sono state scelte con estrema accuratezza, quali testimonianze esemplari di ogni cultura presentata.

“Ho constato che non era più possibile studiare a fondo l’arte greca senza tener conto delle correnti d’arte più antiche che hanno dato il primo impulso all’arte greca”.
Scriveva nel 1893 Giovanni Barracco.

La visita al Museo inizia dunque con la sezione dedicata all’arte Egizia, della quale Barracco fu un profondo conoscitore. La straordinaria raccolta copre un arco di tempo di oltre due millenni, partendo dalle prime dinastie per arrivare alla dinastia tolemaica.
Vi segnaliamo:
Rilievo dalla tomba di Nefer, IV dinastia (2575-2465 a.C.).
Amenothep, Faraone della XVIII dinastia (1525 – 1504 a.C.).
Sethi I, Faraone della XIX dinastia (1290-1276 a.C.).
La testa di leone dell’epoca di Ramesses; mentre a Bes, una antica divinità egizia, sono dedicati:
la stele di epoca tardo tolemaica (200-30 a.C.); la statua di epoca romana (I secolo d.C.).
Da ammirare la splendida maschera di mummia del I secolo a.C.
e la maschera ritratto di epoca romana.
Infine indimenticabile è il ritratto, che Barracco, ed anche l’Università di Cambridge, indentificò come quello di Giulio Cesare raffigurato nelle vesti di un sommo sacerdote egiziano, risalente quindi al tempo della guerra alessandrina con la conseguente sottomissione dell’Egitto ed alla sua relazione con Cleopatra.

All’Egizia segue la sezione dedicata all’arte Assira, che raccoglie opere risalenti al periodo compreso tra il regno di Assurnasirpal II (885-860 a.C.) ed il  regno di Ashurbanipal (669-631 a.C.). I re Assiri, preso possesso del regno, assumevano un nuovo nome, così il nome Ashurbanipal, l’ultimo dei grandi sovrani assiri, significa: Assiro Re (pal) di tutto (ban) - Ashur-Ban-Pal. Il vocabolo Ban che in greco diviene Pan (tutto) ci ricorda quelle connessioni tra culture richiamate da Giovanni Barracco.
Tra le opere esposte di grande suggestione sono i rilievi risalenti al regno di Ashurbanipal, provenienti dal Palazzo di Ninive, tra le quali: palafrenieri e cavalli in alta bardatura, guerrieri che si apprestano alla battaglia, arcieri in alta uniforme.

Al regno di Sennacherib 708-691 a.C. appartiene il rilievo che raffigura cavalieri e frombolieri all’attacco, e quello della preda della caccia.

Dal palazzo di Nimrod, risalente al regno di Ashurnasirpal, proviene il genio alato. Notevoli infine due cippi funerari del V secolo a.C.

Cippi funerari del V secolo a.C. - clicca per ingrandire

La collezione etrusca presenta poche opere ma di grande qualità. Di particolare bellezza sono due ritratti femminili del III secolo a.C. rinvenuti l’uno a Orvieto, e l’altro a Bolsena.

Segue la sezione dedicata all’arte cipriota che costituisce una affascinante rarità.
La maggior parte delle opere esposte sono del V secolo a.C.

Tra queste da non perdere tre spettacolosi ritratti:
quello di Herakles Melqart di fine del VI secolo, un ritratto maschile di inizio V secolo a.C. e, ancora, Herakles Melqart di inizio V secolo.

Infine la piccola splendida quadriga del V secolo.


Quadriga del V secolo

Per la sua ricchezza vi presentiamo la sezione greco romana, articolata in: originali greci, rielaborazioni romane da Policleto, ritratti di uomini celebri, repliche romane da originali greci e infine originali romani.
Gli originali greci provengono in gran parte dall’Attica, la regione di Atene.
Essi testimoniano l’evoluzione dell’arte nel corso di due secoli.

Tra le varie opere esposte vi proponiamo: Atena del V secolo a.C., lo stupendo vecchio barbato del IV secolo, un ritratto virile del IV secolo, Dioniso del III secolo, Priapo del III secolo e, infine, il ritratto di una fanciulla che non viene dall’Attica, ma è di provenienza ellenistica.

Policleto (V secolo a.C.), riscosse grande successo presso i romani, che si dedicarono intensamente alla replica delle sue statue.
Opera tanto più meritoria visto che tutte le opere, tutti i capolavori di Policleto sono andati perduti.
E’ bene comunque ricordare che quelle che vediamo sono repliche romane, rispondenti cioè al gusto dei romani.
Dalle terme di Caracalla vengono il Doriforo (colui che porta la lancia) e l’incantevole torso di Amazzone.
Tra gli altri capolavori vi segnaliamo: Heracles, Diadumeno, ovvero l’eroe con la benda della vittoria sulla fronte e ancora Doriforo.

I romani amavano molto la ritrattistica, non è quindi sorprendente che si siano dedicati  alla rielaborazione dei ritratti  di grandi personaggi scolpiti dai maggiori artisti greci.
Tra questi vediamo: Omero, V secolo a.C.; Pericle ritratto da Kresylas, il grande scultore greco del V secolo, nato nel Peloponneso ma formatosi ad Atene nella cerchia del grandissimo Mirone, le cui opere furono prevalentemente in bronzo; Milziade, V secolo; Alessandro Magno, IV secolo; Sofocle, IV secolo; Euripide, IV secolo; Epicuro, IV secolo e Demostene, ritratto da Polyeuktos, un altro grande bronzista attivo ad Atene, agli inizi del III secolo.

Le repliche da originali greci costituiscono uno degli aspetti più interessanti della interiorizzazione dell’arte greca che avvenne nel mondo romano.
Al di là della reinterpretazione degli originali, le repliche hanno il grandissimo valore di essere spesso le uniche testimonianze che ci sono arrivate delle opere di grandissimi artisti come Fidia (490-430 a.C.), Lisippo (390-306), Mirone (V secolo), Policleto (V secolo), Prassitele (IV secolo), Kalamis (V secolo), dato che gran parte degli originali è scomparsa. Infatti di Lisippo e di Policleto non abbiamo nessun originale di Prassitele solo uno, di Mirone nulla.

Qui vi mostriamo: Afrodite di Fidia, del V secolo a.C.; Ares della scuola di Fidia; Apollo della scuola di Fidia; la famosissima Cagna di Lisippo del V secolo e l’efebo di Policleto detto “Westmacott”, dal nome dello scultore inglese che ne fece una copia nel 1800. 
E ancora, Marsia di Mirone del V secolo; Hermes di Kalamis del V secolo; Hermes Richelieu attribuito a Prassitele del IV secolo; Eros Chigi del IV secolo; Apollo Linceo, di Prassitele e un centauro, meravigliosa espressione di arte ellenistica di quel secondo stile (240 – 150 a. c.) caratterizzato dalla drammatizzazione delle espressioni che tanto piaceva ai romani.
E per finire un’altra opera ellenistica, la fanciulla di Pergamo del II secolo a.C.

Centauro

La sezione romana presenta opere di grandissima qualità, che rappresentano i diversi generi dell'arte romana; tra le varie opere vi mostriamo: Sileno, del II secolo a.C.; Nettuno, del I secolo a.C.; il ritratto di giovane del I secolo d.C.; l’indimenticabile ritratto di un bambino tradizionalmente noto come Nerone bambino, I secolo d.C.; Donna di epoca Flavia, dalla caratteristica acconciatura dell'epoca, fine del I secolo d.C.; Giove Ammone, espressione del sincretismo romano che accomuna la divinità egizia Ammon (il dio nascosto) con Giove, I secolo d.C.; lo spettacoloso ritratto femminile del II secolo d.C.; Marte, II secolo d.C.; Paride, II secolo d.C.; mentre da Palmira viene il ritratto femminile del III secolo d.C.

Per quanto concerne il genere pittorico i Romani amavano gli affreschi e i mosaici, mentre la pittura vascolare non fu altrettanto amata.
Questo non è un fatto secondario, infatti la pittura vascolare nel mondo antico era in gran parte destinata ai corredi funerari, secondo la religiosità espressa dal culto dei morti.

Ma l’approccio dei Romani era ben poco incline alla trascendenza, dunque l’arte presso i Romani era destinata agli occhi dei viventi, da qui la grande diffusione di mosaici e affreschi.
Vediamo allora un tipico mosaico del I secolo a.C. e un altrettanto tipico affresco con ermafrodito del II secolo d.C.
La sezione romana termina con la Ecclesia Romana, famosissima opera medievale proveniente dalla antica Basilica di San Pietro, prima della ricostruzione iniziata dal Bramante in pieno Rinascimento.

 

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