STANZA DELLA SEGNATURA
La prima delle Stanze ad essere affrescata, a partire dalla fine del 1508 fino al 1511, fu quella della Segnatura.
Quando Raffaello cominciò i lavori doveva esser la biblioteca di Giulio II, ma appena terminata fu destinata al massimo tribunale della Chiesa: la Segnatura Gratiae et Iustitiae. La composizione degli affreschi risponde alle categorie neoplatoniche del Vero, del Bello e del Bene, alle quali corrispondono gli affreschi sulle quattro pareti.
La Disputa del Sacramento
che rappresenta
il Vero Teologico |
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La Scuola d’Atene
che
rappresenta
il Vero Filosofico |
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Il Parnaso, ovvero il Bello |
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Le Virtù e la Giustizia
che rappresentano il Bene |
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Nella volta entro i tondi, in corrispondenza della pertinente parete, sono raffigurate:
La Teologia
sopra
alla Disputa |
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La Filosofia sopra
alla Scuola d’Atene |
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La Poesia
sopra
al Parnaso |
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La Giustizia sopra
alle Virtù |
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La decorazione della stanza della Segnatura iniziò dalla volta, da rimarcare che questo fu il primo cimento di Raffaello con la pittura “a fresco”.
Giulio II aveva messo all’opera, oltre al giovane Raffaello, i maggiori pittori dell’epoca: Perugino, il Bramantino, Baldassarre Peruzzi, Lorenzo Lotto, il Sodoma, ma visto il tondo di Raffaello, monocraticamente, licenziò tutti e ordinò di distruggere tutti gli affreschi dipinti in precedenza. Ma Raffaello richiamò il Sodoma e salvò gli affreschi del Perugino.
Dopo aver affrescato la volta Raffaello si dedicò alla Disputa del Sacramento (1509), locuzione tramandata da Vasari che parla di disputa, cioè discussione tra teologi. A testimoniare l’impegno di Raffello per la Disputa sono stati trovati 40 disegni preparatori. È naturale chiedersi perché Raffello abbia dedicato alla Disputa uno studio così approfondito, la plausibile ragione è che la rappresentazione raffaellesca è del tutto nuova, infatti i personaggi sono raffigurati nel pieno dell’azione secondo un impianto narrativo mai sperimentato prima,
nell’intento, felicemente riuscito, di superare le astrattezze del passato, per rendere viva e coinvolgente la rappresentazione |
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Tra i vari personaggi:
papi, santi, teologi,
appare anche
Dante Alighieri. |
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Nella Scuola d’Atene (1509 – 1510), Raffello sviluppa ulteriormente l’impianto narrativo, che si svolge in uno spazio architettonicamente definito. Al centro vediamo Platone con il volto di Leonardo da Vinci, che solleva il braccio indicando col dito il cielo, mentre Aristotele (nelle sembianze di Bastiano da Sangallo), con il braccio teso in avanti con la mano indica la terra.
Quasi tutti i personaggi raffigurati: Pitagora, Euclide, Zoroastro, hanno i volti di artisti del tempo di Raffaello, ad esempio Euclide ha il volto di Bramante, Zoroastro quello di Baldassarre Castiglione e in un angolo appaiono anche Raffaello e il Sodoma.
Una notazione interessante è che quando nel 1511 fu scoperta la prima parte della volta della Cappella Sistina, Raffello rimise mano alla Scuola d’Atene e raffigurò Eraclito con il volto di Michelangelo, non solo, le stesse fattezze riprendono lo stile michelangiolesco.
Per una esplorazione accurata della scuola d’Atene vi consigliamo di utilizzare l’immagine navigabile sotto riportata:
L’affresco successivo fu quello del Parnaso (1510 – 1511), che si affaccia sul cortile del Belvedere dove Giulio II aveva fatto portare, salvandole, le tante statue rinvenute negli scavi archeologici, tra le quali l’Apollo del Belvedere ed il Laocoonte,
non per niente Omero ha il volto proprio di Laocoonte |
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ed Apollo ha lasciato il monte delle Muse, per sedersi sul Mons Vaticanus, da intendersi come il nuovo Parnaso, circondato dalle fedeli Muse e di fatto di fronte all’Apollo del Belvedere. |
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Tra i 18 poeti vediamo oltre ad Omero
Virgilio, Dante |
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e Saffo. |
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L’affresco delle Virtù fu dipinto nel 1511, la parete per la sua irregolarità dovuta alla finestra eccentrica, poneva dei problemi, che Raffaello risolse articolando la composizione in tre parti separate da una architettura illusionistica.
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Lunettone superiore |
Nel lunettone superiore sono raffigurate a sinistra la Fortezza, riconoscibile per l’elmo, al centro la Prudenza ed infine con le redini in mano, la Temperanza.
La Giustizia, che secondo Sant’Agostino è la più importante delle virtù cardinali è raffigurata nel tondo della volta sovrastante la parete.
Tre dei putti rappresentano le virtù teologali: Fede, Speranza e Carità.
A lato della finestra, sulla sinistra, si vede Teboniano che consegna le Pandette a Giustiniano, a simbolizzare il diritto naturale e civile. Il dipinto è stato gravemente danneggiato, non si sa se per mano dei Lanzichenecchi, che già si erano distinti per aver sfasciato le meravigliose vetrate della Loggia di Raffaello dipinte da Guglielmo di Marcillat. In ogni caso si ritiene che di mano di Raffaello sia il disegno, mentre il dipinto è attribuito al Sodoma.
Teboniano consegna le Pandette a Giustiniano |
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A destra della finestra con uno spazio più ampio a disposizione Raffaello ha disegnato Gregorio IX che riceve le Decretali (il diritto canonico), da San Raimondo de Penafort. |
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Il Papa ha il volto di Giulio II, il cardinale a sinistra è Giovanni de’ Medici, il futuro Leone X, alle cui spalle stanno Alessandro Farnese e Antonio del Monte. Come detto il disegno è di Raffaello, mentre il dipinto è attribuito a Baldassarre Peruzzi.
La Stanza della Segnatura per la compresenza di tante diverse tematiche: narrazione, allegorie, numerosità e riconoscimento dei personaggi, può disorientare il visitatore impreparato al quale potrebbe sfuggire il significato delle composizioni, tuttavia anche osservando la sola estetica Raffello lascia stupefatti per l’incredibile tecnica pittorica e l’inarrivabile impiego del colore.
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