SUN AN’ SOUL - DREAM AN’ ROME
ARCO DI TITO
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Arco di Tito -
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L’Arco di Tito, largo 13,50 metri, alto 15,40 e profondo 4,75 è stato eretto dopo la sua morte (81) dal fratello Domiziano come si evince dall’iscrizione che riporta la dedica al divino Tito figlio del divino Vespasiano e, poiché la divinizzazione avveniva post mortem, si deduce che l’arco fu costruito dopo l’81 e probabilmente ultimato attorno al 90.
Nelle chiavi di volta dell’arco le figure rappresentano Roma e il Genio del Popolo Romano.
Sopra l’archivolto si vedono Vittorie volanti mentre sull’attico si presume che ci fosse una quadriga di bronzo.
All’interno dell’arco due grandi rilievi celebrano il trionfo di Tito sui Giudei. Quello a sud rappresenta il corteo mentre attraversa la porta trionfale, che si vede sulla destra sormontata da due quadrighe; i portatori, che sfilano da sinistra a destra, trasportano i sacri arredi e il candelabro a sette bracci presi dal tempio di Gerusalemme. Per inciso questa è la più antica riproduzione del candelabro a sette bracci.
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Arco di Tito, Candelabro a sette bracci del rilievo sud -
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Il rilievo posto sul lato nord del fornice raffigura Tito sulla quadriga, preceduto dai littori, mentre la dea Roma tiene per il morso i cavalli e la Vittoria sul carro incorona l’imperatore.
La volta dell’arco è finemente decorata a cassettoni; al centro compare ancora Tito su un aquila che lo porta in cielo.
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Arco di Tito, la volta -
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Nel medioevo, al tempo delle lotte baronali che opponeva le potenti famiglie degli Annibaldi, Caetani, Colonna, Crescenzi, Orsini, Pierleoni, Savelli, una delle più importanti, i Frangipane, cinse di mura l’area comprendente il Colosseo, all’interno del quale si erano fortificati e si stabilirono nella scomparsa Torre Chartularia, prossima all’arco di Tito.
Nel 1823 Raffaele Stern e Giuseppe Valadier demolirono gli edifici che fiancheggiavano l’arco che contestualmente fu profondamente restaurato.
Quando Tito nel 70 d. C. conquistò Gerusalemme il Tempio fu distrutto e di esso oggi resta solo quel muro di contenimento conosciuto come Muro del Pianto.
Questo Tempio è noto anche come Secondo Tempio, per distinguerlo da quello di Salomone, distrutto dal re babilonese Nabucodonosor nel 587 a. C.
Peraltro il re persiano Ciro il Grande, conquistata Babilonia nel 538, concesse agli ebrei di ricostruire il Tempio restituendo loro i Sacri Arredi che Nabucodonosor aveva portato a Babilonia.
Tito invece portò a Roma, come bottino di guerra, i Sacri Arredi del Tempio, che furono collocati all’interno del Foro di Vespasiano o Foro della Pace, ma quando nel 410 d. C. il re dei visigoti Alarico saccheggiò Roma, gli Arredi scomparvero e di essi non si è più avuta notizia.
Secondo molti autori per secoli gli Ebrei osservanti si rifiutavano di passare sotto l'arco, che celebrava la vittoria di Tito nella Guerra Giudaica e la distruzione del Tempio.
La drammatica storia della Guerra Giudaica, con il racconto dei ferocissimi conflitti tra le varie fazioni nelle quali si divise Israele, è narrata da Giuseppe, uno dei capi giudei passato ai romani, che entrato a far parte della cerchia della famiglia imperiale, la Gens Flavia, è conosciuto come Flavio Giuseppe.
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