SUN AN’ SOUL - DREAM AN’ ROME
CAPPELLA NICCOLINA
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Cappella Niccolina -
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Papa Innocenzo III (1198-1216), in alternativa al Laterano, costruì in Vaticano una residenza papale, oggi nota come Torrione di Niccolò V (1397 – 1455),
che sorge accanto alle Stanze affrescate da Raffaello circa 50 anni dopo.
Tommaso Parentucelli, ovvero Niccolò V, il Papa Umanista, ideò un piano per il riordino urbanistico di Roma, che prese il nome di “Piano Niccolino”, piano che doveva avere un organica attuazione oltre un secolo dopo grazie a Papa Sisto V.
Il Piano Niccolino prevedeva, tra l’altro, il rifacimento del Palazzo Apostolico. Fu così che fu costruito il Torrione di Niccolò V, nel quale si trova la cappella privata del Papa: la Cappella Niccolina, la cui decorazione fu affidata al grande fra’ Beato Angelico e aiuti, tra i quali il famoso Benozzo Gozzoli.
Cappella Niccolina - clicca per ingrandire |
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Niccolò V |
Beato Angelico ritratto da Luca Signorelli |
Benozzo Gozzoli - autoritratto |
La cappella a pianta rettangolare con volta a botte, con i quattro Evangelisti al centro,
fu affrescata in due anni a partire dal 1447.
Un grande arcone introduce nella cappella, della quale sono perciò affrescate le restanti 3 pareti, con le “Storie della Vita dei Santi Stefano e Lorenzo”.
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Volta - Clicca per ingrandire |
Le 3 pareti sono divise in 2 registri.
Il registro superiore è formato da lunette articolate in 2 semi-lunette, ognuna delle quali descrive episodi relativi alla vita di Santo Stefano (? – Gerusalemme 36 d. C.).
Il registro inferiore descrive analoghi episodi della vita di San Lorenzo (225 – Roma 258).
Partendo dalla semi-lunetta a sinistra dell’ingresso vediamo “Santo Stefano che riceve il diaconato da San Pietro”.
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Santo Stefano che riceve il diaconato da San Pietro |
Nella contigua semi-lunetta “Santo Stefano distribuisce le elemosine”.
Da non perdere lo straordinario volto di uno dei personaggi ritratti nella scena.
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Santo Stefano distribuisce le elemosine - particolare |
Nella semi-lunetta sinistra della parete centrale è raffigurata la “Predica di Santo Stefano”.
Significativa è la cura delle architetture, un segno della complessità dell’opera che doveva essere degna del Palazzo Apostolico.
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Predica di Santo Stefano - clicca per ingrandire |
Nell’altra semi-lunetta “Disputa nel Sinedrio” davanti al Grande Rabbino (il Sinedrio era l’istituzione di Gerusalemme, simile ad un tribunale, nel quale venivano dibattute le tesi dell’accusa e della difesa, prima di essere messe ai voti).
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Disputa nel Sinedrio - clicca per ingrandire |
La semi-lunetta di sinistra della parete destra ci fa capire che Santo Stefano è stato condannato dal Sinedrio, di conseguenza viene catturato.
Indimenticabili i volti ritratti nella scena
e le architetture.
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Cattura di Santo Stefano (particolari) - Clicca per ingrandire |
La semi-lunetta successiva descrive con estrema crudezza la “Lapidazione di Santo Stefano”.
A riprova della cura che il Beato Angelico ha dedicato ad ogni dettaglio sullo sfondo si vede un suggestivo paesaggio.
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Lapidazione di Santo Stefano - Clicca per ingrandire |
Nel registro sottostante le lunette da sinistra a destra vediamo la “Consacrazione di San Lorenzo come diacono”
Nella scena Niccolò V, nelle vesti di Papa Sisto II (? - ROMA 258)
consacra il Santo, sotto gli occhi degli ecclesiastici (da non perdere).
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Consacrazione di San Lorenzo come diacono - Clicca per ingrandire |
Poi “San Lorenzo riceve i tesori della Chiesa”,
ancora una volta da Papa Niccolò V, alias Sisto II.
A fianco “San Lorenzo distribuisce le elemosine”.
Segue la scena che raffigura San Lorenzo condotto alla presenza dell’imperatore Licinio Valeriano (200 – 260) per essere giudicato.
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San Lorenzo condotto alla presenza dell’imperatore Licinio Valeriano per essere giudicato - Clicca per ingrandire |
Conclude il ciclo il “Martirio di San Lorenzo”.
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Martirio di San Lorenzo - Clicca per ingrandire |
La Cappella Niccolina, uno dei massimi capolavori del Beato Angelico, si caratterizza per lo straordinario impegno profuso dal grandissimo artista, nella cura di ogni dettaglio, senza perdere il filo della narrazione, in qualche modo anticipando il più grande dei grandissimi: Raffaello.
Il Beato Angelico affrescò a Firenze dal 1441 al 1445, per il convento domenicano di San Marco, un ciclo di famosissimi affreschi, che per essere destinati alla meditazione dei frati domenicani si impongono per la loro semplicità ed armonia.
Ma sono anche argomento di insanabile polemica tra romani e fiorentini, rivendicando ognuna delle parti di esibire il migliore Angelico.
Questo si potrebbe definire un argomento mal posto, infatti i due cicli pittorici si differenziano per essere destinati, quello fiorentino alla meditazione religiosa, mentre quello romano intende celebrare l’universalità del Papato.
Con la cattività Avignonese, quando dal 1307 al 1397 la sede del papato fu trasferita ad Avignone, a causa dei disordini che imperversavano in Roma, la città fu dominata dai conflitti tra le famiglie baronali, cadendo in una totale anarchia.
Per questo motivo, quando Papa Gregorio XI rientrò a Roma, dovette affrontare emergenze di ogni tipo: in forza di questa ragione il Rinascimento Romano tardò a manifestarsi rispetto a quello fiorentino. Papa Niccolò V Parentucelli fu il primo capo della chiesa ad impegnarsi per coprire il ritardo accumulato, dando vita a quello che fu chiamato Piano Niccolino.
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