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CLAUDIANUM, SS. GIOVANNI E PAOLO, CLIVUS SCAURUS, CASE ROMANE

Claudianum
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Il tempio del Divo Claudio (Claudianum) era una grandiosa costruzione iniziata da Agrippina Minore, nel 54 per onorare il marito Claudio divinizzato dopo la morte, ma Nerone, figlio di Gneo Domizio Enobarbo, precedente marito di Agrippina e adottato da Claudio, modificò la parte settentrionale dell’area inglobandola nella sua Domus Aurea.

Il tempio sorgeva su di una piattaforma rettangolare di 200 metri per 180 retta da opere di contenimento in parte tutt’ora visibili dal Colosseo.

Delle mura perimetrali del tempio sono attualmente visibili i resti inglobati nel campanile della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo e nel convento, dove si possono osservare gli archi di Travertino con i blocchi appena sbozzati, tipici dell’età Claudia. Sulle arcate corre un grande architrave sul quale poggia il convento medievale.

La chiesa dei Santi Giovanni e Paolo sorge su una parte del Claudianum.

Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo
Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo - clicca per ingrandire

Secondo la tradizione costoro erano due fratelli martirizzati per la loro fede in Cristo da Giuliano l’Apostata nel IV secolo, oppure da Diocleziano nel III secolo. In ogni caso il senatore Bizante e poi suo figlio Pammachio (ritratto all’interno della chiesa da Aureliano Milani) a partire dall’inizio del V secolo, costruirono, nel luogo dove i due Santi sarebbero stati martirizzati, una chiesa che ebbe il nome di Titulus Pamachii o Tiitulus Byzanti, cioè proprietà di Pammachio o di Bizante.

Come la vicina basilica dei Santi Quattro Coronati fu danneggiata dai normanni di Roberto il Guiscardo nel 1084 e come quella fu restaurata da Papa Pasquale II, che eresse il portico e lo splendido campanile a 6 ordini, che poggia sull’angolo meridionale del Claudianum.

Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo - il campanile
Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, il campanile - clicca per ingrandire

Notevole nel portico il portale cosmatesco, con i due leoni a lato e l’aquila nell’architrave.
L’interno, profondamente restaurato nel 1720, con i suoi lampadari fa pensare più ad un salone che ad una chiesa.

Il catino absidale con il Cristo in Gloria è stato affrescato, nel 1588, da Niccolò Circignani, uno dei tre pittori che per essere nati a Pomarance sono detti Pomarancio. 
Da ammirare le bellissime vetrate e il pavimento cosmatesco con tessiture in Opus Alexandrinum.

Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo - interno
Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, interno - clicca per ingrandire

Sotto la chiesa nel 1887 Padre Germano scoprì le cosiddette “Case Romane”.
Dal clivo di Scauro, l’antica via romana aperta dalla gens Aemilia Scauri nel II secolo a.C. si può accedere alle Case romane del Celio, quegli ambienti sottostanti alla chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, che a partire dalla fine dell’ottocento furono scavati e gradualmente riportati alla luce.

Oggi sono visitabili un antiquarium e 20 ambienti dei quali 13 affrescati.
Il primo nucleo abitativo risale al II secolo ed era costituito da 2 insulae, cioè abitazioni popolari, successivamente nel III secolo le insule scomparvero per fare spazio ad una Domus affrescata.

Nel IV secolo la proprietà passò al senatore Bizante che destinò al culto cristiano alcuni ambienti della Domus, conosciuti come Titulus Byzanti e posteriormente Titulus Pammachii, dal nome del figlio.
Infine quando fu costruita la chiesa superiore, buona parte di questi ambienti o furono interrati o furono utilizzati quali fondazioni.
La suggestiva musealizzazione del complesso ha messo in evidenza la raffinatezza degli affreschi, particolarmente bello è quello che rappresenta una scena marina, come pure degni di una ricca domus romana sono i mosaici dei pavimenti. Tra gli interessanti reperti esposti nell’antiquarium da notare le maioliche arabe che decoravano il campanile della chiesa.

Domus affrescata
Domus affrescata - clicca per ingrandire

Agrippina Minore era figlia di Agrippina Maggiore, moglie di Germanico, nipote dell’imperatore Tiberio e fratello di Claudio. Ambiziosa come la madre, fu come la madre tradita dal suo carattere irrefrenabile. Lo storico Tacito, che tesse della madre grandi lodi, tuttavia nei suoi Annales, si lascia sfuggire che era afflitta da “Muliebri Impotentia”, tradotto: sfrenatezza femminile (in latino il prefisso I che vediamo nel sostantivo Impotentia è rafforzativo).

Morto il marito Germanico dal quale ebbe 6 figli, non contentandosi di una rispettata vedovanza, chiese a Tiberio il permesso di sposare Seiano, il prefetto del pretorio di Tiberio, cioè colui che doveva vigilare sulla sicurezza dell’imperatore. Tiberio intuito il pericolo esiliò Agrippina che finì miseramente i propri giorni. La figlia Giulia Agrippina, che per distinguerla dalla madre è detta Minore, non contenta di essere madre dell’imperatore succeduto per adozione a Claudio, a soli 18 anni, intendeva di fatto governare l’impero, aiutata in questo anche dal filosofo Seneca. Ma Nerone divenuto adulto dimostrò di non voler essere succube della madre. Per farla breve Seneca fu indotto al suicidio e Agrippina fu assassinata. Poiché gli storici che narrano queste vicende, in primo luogo Tacito e Svetonio, erano di parte aristocratica e quindi nettamente schierati contro gli imperatori, rei di avere espropriato appunto gli aristocratici, non sappiamo quale credito dare all’accusa di essere stato Nerone il mandante dell’assassinio della madre.

Il titulus Byzantii è citato nel 499 d. C.  ciò significa che alcuni ambienti della Domus del senatore erano dedicati al culto cristiano, ma gli affreschi che sono stati riportati alla luce lasciano pensare che già nel II secolo qui ci fosse una Domus Ecclesiae, quindi ben prima dell’avvento di Costantino. Molte altre testimonianze, in breve detti “Tituli”, dimostrano come una cospicua parte della nobiltà romana si accostò al cristianesimo ben prima degli editti di Costantino.

Il clivus Scauri, la strada che dalla porta Capena saliva verso il Celio fino alla porta Celimontana, si deve alla gens Aemila Scauri, uno dei rami nei quali si divise la gens Aemilia, una delle più antiche famiglie patrizie romane. Il termine patrizio viene da Patres, cioè padri fondatori di Roma. La gens Aemilia ebbe grande rilievo, nel Foro romano sorgeva la grande basilica Emilia che risale al II secolo a. C.

Ebbero innumerevoli consoli, ma con la fine della dinastia Giulio-Claudia, non ricoprirono più cariche pubbliche.

 

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