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FONTANA DELLE TARTARUGHE
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Fontana delle Tartarughe - clicca per ingrandire |
La Fontana delle Tartarughe, appena messa in opera attorno al 1587, fu vivamente apprezzata, tanto da attribuirne la paternità a Raffaello o a Michelangelo, ma in realtà fu progettata dal grande Giacomo Della Porta.
La fontana è alimentata dall’Aqua Virgo, ovvero l’Acquedotto Vergine, costruito e inaugurato nel 19 A. C. da Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto, per alimentare le Terme di Agrippa e la contigua piscina, nota come "Stagnum Agrippae" peraltro anche le acque della fontana di Trevi sgorgano dall’acquedotto Vergine.
La fontana in origine era destinata a piazza Giudia (scomparsa), ma la famiglia Mattei ottenne che fosse collocata nella piazza che da essi prende il nome, visto che tutti i palazzi della piazza erano dei Mattei, antichissima famiglia Romana discendente dai Papareschi, che nel XII secolo diedero a Roma il Papa trasteverino Innocenzo II. Con il nome Papareschi e con quello Mattei ebbero 12 cardinali.
Secondo il primo progetto ciascuno dei quattro efebi con la mano inferiore doveva tenere la coda di un delfino dalla cui bocca sgorga l’acqua che fluisce in un piccolo bacino.
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Fontana delle Tartarughe, gli efebi - clicca per ingrandire |
La mano superiore avrebbe dovuto sostenere un altro delfino, ma per l’insufficiente pressione dell’acqua i delfini superiori furono aboliti e la mano libera fu impiegata per reggere le famose tartarughe.
I cartigli alla base della fontana dichiarano che Papa Alessandro VII Chigi fece restaurare la fontana nel quarto anno del suo pontificato, cioè nel 1659. Questo fatto ha indotto qualcuno a sostenere che le tartarughe sono un’aggiunta di Bernini, ma si tratta di una pura illazione.
A metà dell’ottocento, in un sussulto di verecondia, le impudicizie degli efebi furono coperte, per tornare più tardi in piena vista.
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Fontana delle Tartarughe, i cartigli - clicca per ingrandire |
Come sopra detto la fontana delle Tartarughe, secondo la volontà di Papa Sisto V, avrebbe dovuto essere collocata in piazza Giudia, al centro del Ghetto di Roma.
Con la canalizzazione del Tevere, iniziata nel 1877, la piazza fu demolita con gran parte del Ghetto, compresa la Ripa Giudea. Va detto che le condizioni igieniche del Ghetto erano a dir poco pessime.
Il Ghetto di Roma fu creato da Papa Paolo IV Carafa nel 1555 a seguito della bolla “Cum nimis absurdum”, alla quale fece seguito pochi anni dopo (1569) la bolla di Pio V “Hebreorum Gens”, con la quale si confermava la persecuzione degli ebrei nello stato pontificio. Nel 1586 Papa Sisto V abrogava le disposizioni delle due precedenti bolle, ma appena 6 anni dopo il nuovo Papa Clemente VIII, per inciso colui che condannò al rogo Giordano Bruno, le rimise in vigore con la bolla “Caeca et Obdurata”.
Le comunità ebraiche, costrette alla fuga dallo stato pontificio, furono decimate, in parallelo l’economia dello stato ebbe un tracollo.
Il successore di Clemente VIII, Paolo V Borghese, in parte mitigò, in parte ignorò i provvedimenti del predecessore, ma ormai la frattura si era compiuta.
Eppure in epoca rinascimentale ben diverso era stato l’atteggiamento dei Papi. Merita di essere ricordato che Alessandro VI Borgia accolse tutti gli ebrei che, in fuga dalla Spagna, avessero scelto Roma come loro approdo. Quanto a Giulio II, la più alta testimonianza della sua posizione verso l’ebraismo è rappresentata da Raffaello, che nelle Stanze di Giulio II, segnatamente nella Stanza di Eliodoro, raffigura Il Papa che va in soccorso del grande Sacerdote ebreo Onias.
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