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FORO DI CESARE

Foro di Cesare
Foro di Cesare - clicca per ingrandire

Confinante con il Foro di Traiano si trova il Foro di Cesare che il divo Giulio costruì, per supplire al fatto che il vicino Foro Romano era ormai inadeguato alle necessità amministrative di una città divenuta il centro del maggiore impero occidentale.

L’area sulla quale il Foro fu costruito era lunga 160 metri e larga 75 e consisteva di una piazza rettangolare circondata per tre lati da portici, che una doppia fila di colonne divideva in 2 navate, mentre il lato minore, quello che oggi confina con il Vittoriano, era chiuso dal Tempio di Venere Genitrice, la mitica progenitrice della gens Julia.

Il foro, inaugurato da Cesare, fu poi terminato da Augusto.
Al tempio di Venere Genitrice, che aveva otto colonne di fronte e nove sui due lati lunghi, si accedeva tramite 2 scalette laterali.

Le tre colonne corinzie, che oggi vedete, sono state rialzate durante i lavori degli anni ’30 del secolo scorso.

Grandi frammenti marmorei della trabeazione e del frontone giacciono davanti al podio.
Nel tempio si trovavano numerose opere d'arte, così come nell'area del foro, dove le fonti ci parlano di una statua di Cleopatra in bronzo dorato, e di una statua di Cesare con il sidus, la stella, sulla fronte.
Peraltro il Foro, come lo vediamo oggi, si deve all’intervento di Apollodoro di Damasco che per costruire il Foro di Traiano, si appropriò di parte dello spazio occupato dal Foro di Cesare spostandolo verso sud in direzione del Colosseo, quindi demolì e ricostruì il tempio di Venere, mantenendo la stessa pianta, con conseguente nuova inaugurazione nel 113 d. C.

Se vi affacciate sul Foro di Cesare da via dei Fori Imperiali, vedete di fronte una doppia serie di colonne che appartengono al porticato di uno dei due lati lunghi.
Dietro alle colonne si trovano le Tabernae, ambienti riservati alle attività commerciali. che erano disposte su due piani.

Foro di Cesare - le Tabernae
Foro di Cesare, le Tabernae - clicca per ingrandire

Dal porticato si scendeva nella piazza del Foro grazie ad una triplice gradinata.
Tra le colonne del porticato, ovvero negli intercolumni, si trovavano diverse statue come potete immaginare notando il basamento di una statua.

Se volete gustare la decorazione della trabeazione dovete andare sul Clivo Argentario, la strada che costeggia il Foro di Cesare dal lato opposto rispetto a via dei Fori Imperiali.

Lungo il tragitto, passando accanto al lato corto del Foro, prossimo al Vittoriano, potete vedere le mensole che reggevano il cassettoni del soffitto del tempio, i cassettoni, e le cornici.

Foro di Cesare - reperti Foro di Cesare - reperti
Foro di Cesare, reperti - clicca per ingrandire

Al Foro di Cesare si ispirarono i successivi Fori di Augusto e di Nerva.
Resta il fatto che ancora oggi una buona parte del Foro si trova sotto via dei Fori Imperiali.

Secondo la tradizione, alla quale si rifà anche Virgilio nell’Eneide, la gens Giulia, o Iulia, discendeva da Ascanio Iulo, figlio di Enea a sua volta figlio di Venere.
Ecco perché nel Foro di Gaio Giulio Cesare sorge il tempio di Venere Genitrice.
La gens Iulia apparteneva ai Patres, ovvero le famiglie fondatrici di Roma, come eminente famiglia patrizia nel corso dei secoli ebbe 29 consoli. Tuttavia a partire dal II secolo a. C. La gens Iulia partecipò alla vita politica schierandosi sempre più chiaramente con i “Populares”, il partito che si opponeva al ceto dominante degli “Ottimati”, l’oligarchia patrizia che dominò Roma per tutto il II secolo fino a quando non fu definitivamente sconfitta da Giulio Cesare. Alla sua morte nel 44 il potere passò ad Ottaviano, Marco Antonio, che per essere suoi parenti appartenevano alla gens Iulia e a Marco Emilio Lepido (secondo triunvirato).
Dopo alterne vicende Ottaviano Augusto, considerato il primo imperatore romano, accentrò il potere nelle proprie mani, il suo successore fu Tiberio Claudio Nerone, della famosissima gens Claudia. Tiberio adottò il nipote Caligola, che per parte di padre (Germanico) apparteneva alla gens Claudia e per parte di madre (Agrippina Maggiore), alla gens Iulia. Il successore Claudio ovviamente era della gens Claudia e infine il figlio adottivo Nerone, per parte di madre (Agrippina Minore), apparteneva alla gens Iulia.
In conclusione i primi imperatori romani sono detti Giulio-Claudi e per aver consolidato l’istituto dell’impero furono odiatissimi dal precedente ceto dominante.
Tanto odiati che Cesare fu assassinato, Tiberio si ritirò a Capri per sfuggire alle congiure romane, Caligola fu assassinato, come pure Nerone.

Gli storici, come Svetonio e soprattutto Tacito, espressione del regime aristocratico-oligarchico, sono di una faziosità che non teme le contraddizioni e talora il ridicolo, di fatto soprattutto Tacito ha influenzato profondamente tutta la storiografia successiva e solo in tempi recenti una analisi accurata degli atti e dei fatti ha per molti versi riabilitato la figura, le doti militari e politiche di questi imperatori.

 

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