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MUSEO PALATINO - PALAZZO DI DOMIZIANO

Il più grandioso dei palazzi imperiali sul Palatino fu quello costruito dall’architetto Rabirio per volontà di Domiziano.

Il palazzo era articolato in tre edifici: la Domus Flavia, destinata alle funzioni pubbliche dell’imperatore; la Domus Augustana residenza privata dell’imperatore, cosiddetta perché per secoli fu la sede dei successori di Domiziano e lo stadio.

Palazzo di Domiziano
Palazzo di Domiziano - clicca per ingrandire

Gran parte delle opere esposte nel Museo Palatino provengono dal complesso domizianeo, opere che per essere state commissionate dagli imperatori sono di eccelsa fattura.

Di seguito ve ne mostriamo un piccolo esempio. Cominciamo con le repliche romane da originali greci, quali l’Apollo tipo “Anzio”; l’Afrodite Sosandra; il Ganimede; lo splendido Paride; il Persiano Morente, replica da un originale pergameno, appartenente al II stile ellenistico e il Satiro anch’esso del II stile ellenistico.

Paride Persiano morente
Paride - clicca per ingrandire Persiano morente - clicca per ingrandire

Della ritrattistica imperiale vi mostriamo: Nerone (37 – 68 d.C.) giovane e adulto; Antonino Pio (128 – 161); Marco Aurelio Giovane (121- 180); l’indimenticabile Principessina, forse figlia di Marco Aurelio; Giulia Domna, la potentissima moglie di Settimio Severo (145 – 211); Massimino il Trace (173 – 238); Balbino (178 - 238).

Antonino Pio Principessina
Antonino Pio - clicca per ingrandire Principessina - clicca per ingrandire

Le repliche romane da originali greci costituiscono uno degli aspetti più interessanti della interiorizzazione dell’arte greca che avvenne nel mondo romano.
Al di là della reinterpretazione degli originali, i rifacimenti hanno il grande valore di essere spesso le uniche testimonianze che ci sono arrivate delle opere di grandi artisti come Fidia (490-430 a.C.), Lisippo (390-306), Mirone (V secolo), Policleto (V secolo), Prassitele (IV secolo), Kalamis (V secolo) dato che gran parte degli originali è scomparsa. Infatti di Lisippo e di Policleto non abbiamo nessun originale, di Prassitele solo uno, di Mirone nulla.

Si è soliti parlare di scultura greca, ma in realtà se nel V e IV secolo a. C. il centro dominante fu di gran lunga Atene, nei secoli successivi si affermarono i centri detti ellenistici, in particolar modo Pergamo, Rodi ed Alessandria. In questi centri, tra il 250 e il 150 a. C. si sviluppò quel II stile (pensate al Laocoonte Vaticano), che si caratterizza per la drammatizzazione dei volti e la torsione dei corpi, ma lo stesso Laocoonte era un gruppo bronzeo, che nel corso dei secoli fu fuso e andò perduto, quindi se nel 1506 non fosse stata ritrovata, nelle Terme di Traiano, la replica romana, salvata da Papa Giulio II, del Laocoonte non sarebbe rimasta traccia.

 

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