SUN AN’ SOUL - DREAM AN’ ROME
SAN LUIGI DEI FRANCESI
|
San Luigi dei Francesi - clicca per ingrandire |
La facciata di San Luigi dei Francesi, su progetto di Giacomo della Porta fu terminata nel 1589 da Domenico Fontana, l’architetto e urbanista di Papa Sisto V.
L’interno è a tre navate.
Sulle pareti laterali della II cappella della navata destra Domenichino (1581-1641), ha dipinto uno dei suoi capolavori: le Storie di Santa Cecilia. Da notare la coralità dei movimenti, la vivacità delle scene, la classicità dei lineamenti femminili, la cura di ogni particolare.
San Luigi dei Francesi - clicca per ingrandire |
|
|
Domenichino, Storie di Santa Cecilia |
Passando alla navata sinistra vediamo la famosissima cappella Contarelli, dipinta da Caravaggio tra il 1599 e il 1602.
Sull’altare: San Matteo e l’Angelo; a destra: Martirio di Matteo, in secondo piano vediamo l’autoritratto di Caravaggio.
A sinistra: Vocazione di Matteo, o meglio la Chiamata di Matteo: qui Caravaggio mette assieme notazioni autobiografiche e sentimenti religiosi profondi.
I tratti autobiografici si notano nello squallore dell'osteria, poi nei due personaggi che, indifferenti alla luce divina, pensano soltanto al gioco.
Vita vissuta.
San Luigi dei Francesi - clicca per ingrandire |
|
|
|
Caravaggio, San Matteo e l’Angelo |
Caravaggio, Martirio di Matteo |
Caravaggio, Vocazione di Matteo |
La profondità dei sentimenti religiosi si rivela nel Cristo che chiama Matteo con accanto Pietro. La vivacità espressa dal gesto sta a significare che il Cristo è presente, è sempre presente.
Non solo, Matteo e gli altri sono vestiti alla moda del tempo di Caravaggio, perché ognuno di noi può essere Matteo, ognuno di noi può essere chiamato per seguire il Cristo lasciando la sua squallida osteria.
Metafora per vita inutile.
La cappella dedicata a San Luigi IX è opera di Plautilla Bricci (1616-1690), la prima donna architetto italiana e per quanto ne sappiamo europea.
Spettacolare la cupola della cappella.
|
San Luigi dei Francesi, la cupola - clicca per ingrandire |
La prima versione della pala d’altare, che raffigura Matteo e l’Angelo, secondo Giovanni Baglione fu rifiutata dai committenti, scandalizzati perché San Matteo era ritratto come un popolano con le gambacce nude in primo piano. Il marchese Vincenzo Giustiniani, uno degli estimatori di Caravaggio, non si scandalizzò e acquistò il dipinto, che nel corso dei secoli finì nei musei di Berlino; ma quando nel 1945 Berlino fu bombardata il museo che esponeva il quadro fu distrutto e con esso andò perduta la prima versione di Matteo e l’Angelo.
Giovanni Baglione (1573 – 1643) autore delle “Vite de’ pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XII del 1572 in fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642”, oltre che scrittore fu anche pittore, pittore deboluccio, mai indiziato di originalità, ma affidabilmente allineato. Il suo perbenismo gli attirò le attenzioni di Caravaggio, che assieme agli amici Orazio Gentileschi e Onorio Longhi lo sbeffeggiarono in prosa e in rima. Querelati, i tre ragazzacci furono condannati a 30 giorni di galera.
Come detto Baglione non fu un gran pittore, ma bisogna riconoscere che sulle sue opere i restauratori hanno infierito senza pietà.
back
|