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SANT’AGNESE IN AGONE

Sant’Agnese in Agone
Sant’Agnese in Agone - clicca per ingrandire

L’attuale aspetto della chiesa di Sant’Agnese in Agone si deve a Papa Innocenzo X Pamphili, che nel 1652 incaricò Carlo Rainaldi della costruzione. Tuttavia il progetto di Rainaldi non convinse Innocenzo X, che senza perdere tempo nel 1653 lo sostituì con Borromini.

Il genio di Borromini si riconosce nell’alternarsi delle forme convesse e concave della facciata e nella splendida cupola che si erge sul tamburo, nel quale si aprono le 8 grandi finestre che illuminano l’interno. Procedendo con grande alacrità Borromini, ai lati della chiesa progettò anche il collegio innocenziano.

Morto nel 1655 Innocenzo X l’operato di Borromini fu messo in discussione dai suoi eredi, con la conseguenza che nel 1657 Borromini si dimise e abbandonò l’incarico.
Tornò all’opera Carlo Rainaldi che con l’aiuto di Giovanni Baratta, modificò il progetto di Borromini e in particolare, mentre Borromini aveva progettato 2 piccoli campanili a 2 ordini, l’inferiore a sezione convessa e il superiore concava, Rainaldi costruì due alti campanili entrambi a sezione convessa. Purtroppo questo intervento oltre a mortificare la fantasia di Borromini, impatta sull’imponenza della cupola borrominiana.

L’interno a croce greca, risponde in larga misura al progetto di Borromini.
Sopra al portale d’ingresso il monumento funebre a Innocenzo X si deve a Giovan Battista Maini (1690 – 1752), scultore tardo barocco; ciò ci consente di ricordare che fino al 1992 la chiesa apparteneva alla famiglia Pamphili.
Lo stupendo affresco della cupola, uno dei più belli di Roma, che rappresenta la “Gloria del Paradiso” si deve a Ciro Ferri (1634 - 1689), il più famoso allievo di Pietro da Cortona.
I pennacchi della cupola, affrescati dal 1668 al 1671, sono i primi capolavori del Baciccia (1639 – 1709) e rappresentano: la Prudenza e la Provvidenza; la Giustizia e la Pace; la Fortezza e la Carità; la Temperanza e la Castità.

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La Prudenza e la Provvidenza La Giustizia e la Pace La Fortezza e la Carità La Temperanza e la Castità
La Prudenza e la Provvidenza La Giustizia e la Pace La Fortezza e la Carità La Temperanza e la Castità

Da non perdere la cappella di Sant’Agnese con la statua della Santa scolpita da Ercole Ferrata attorno al 1660.
La pala dell’altare absidale si deve a Domenico Guidi e rappresenta la Sacra Famiglia con Santa Elisabetta, San Giovanni e Zaccaria. L’opera fu ultimata nel 1688. Ai lati della pala le quattro colonne in marmo verde antico provengono dallo scomparso arco che Commodo eresse in onore del padre Marco Aurelio in prossimità della colonna Aureliana.
L’altare dedicato a Santa Cecilia si deve al grande Ercole Antonio Raggi e raffigura la Santa morente visitata da Papa Urbano I.

L’altare dedicato a Sant’Eustachio nel 1666 era stato commissionato a Melchiorre Caffà, promettente allievo di Ercole Ferrata, ma Caffà aveva appena iniziato il lavoro quando morì in un tragico incidente occorsogli nelle fonderie vaticane. Toccò allora ad Ercole Ferrata, con l’aiuto di Francesco Rossi completare l’opera che raffigura Eustachio con la moglie Teopista e i figli Teopisto e Agapito. Il mansueto leone ai piedi di Eustachio simboleggia il rifiuto delle belve di divorare Eustachio e i suoi familiari condotti al martirio nel circo.

Papa Innocenzo X era imparentato con la famiglia Borgia, infatti suo nonno aveva sposato la figlia di Lucrezia Borgia. Quindi se il grande cardinale Gaspare Borgia non fu il terzo Borgia a divenire Papa, dopo Callisto III e Alessandro VI (al suo posto fu eletto Urbano VIII Barberini), tuttavia con Innocenzo X tornarono in Vaticano tracce dei Borgia.
In quei tempi la chiesa cattolica era divisa tra un partito filo-francese ed uno filo-spagnolo, in questo conflitto si trovò intrappolato Galileo Galilei, del quale i filo-francesi volevano la condanna. Nel famoso processo al quale fu sottoposto erano giudici 10 cardinali, di questi 3 rifiutarono di firmare la condanna, tra loro Gaspare Borgia.
Visti i legami di parentela con i Borgia Innocenzo X apparteneva al partito filo-spagnolo, come tale ostile ai Barberini, tanto che  appena eletto accusò la famiglia del suo predecessore Urbano VIII, Barberini, di essersi indebitamente appropriata di beni mobili ed immobili dello stato pontificio. I nipoti del defunto Urbano VIII fuggirono in Francia, mentre Innocenzo X confiscava i loro beni. Solo grazie all’intervento del decano dei Cardinali, Francesco Barberini, la lite si compose e i due nipoti di Urbano VIII tornarono all’ovile.

In politica estera Innocenzo X si adoperò per fermare l’espansionismo dei Turchi Ottomani che nel 1644 attaccarono l’isola di Creta, che apparteneva a Venezia. I veneziani sostenuti anche finanziariamente dal Papa non avevano le forze sufficienti per resistere all’attacco dei Turchi, Innocenzo X  tentò allora di costituire una lega cattolica, ma Filippo V re di Spagna, che di tale lega avrebbe dovuto essere il fondamento, non aderì all’iniziativa, la lega non venne alla luce, ma solo nel 1669 i Turchi riuscirono a conquistare Creta.  

 

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