SUN AN’ SOUL - DREAM AN’ ROME
SANTA MARIA IN ARACOELI
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Santa Maria in Aracoeli - clicca per ingrandire |
Santa Maria in Aracoeli deve il suo nome ad una leggenda diffusa nel milletrecento, secondo la quale in questo luogo l’imperatore Augusto udì una voce che diceva: questa è l’ara del figlio di Dio, da qui Aracoeli.
Qui nel settimo secolo sorse un monastero benedettino, successivamente a partire dal 1254 fu costruita la chiesa francescana di stile romanico
con l’ingresso verso il Campidoglio.
Nel 1250 Papa Innocenzo IV, donò la chiesa ai francescani, che esprimevano le ansie del tempo ed il desiderio di cambiamento. I francescani ne fecero la propria casa generalizia e ricostruirono la chiesa in stile gotico-romanico, orientandola verso la basilica di San Pietro. Si pensa che architetto sia stato il grande Arnolfo di Cambio, mentre la decorazione dell’interno fu in gran parte opera di Pietro Cavallini.
I francescani consacrarono la chiesa a fine milleduecento, ma in realtà la costruzione fu terminata nel 1348, con la grande scalinata dai 122 gradini, rivestita con i marmi prelevati dal Colosseo.
Nel 1797 quando i francesi occuparono Roma, cacciarono i frati francescani e fecero della chiesa una stalla, non senza aver distrutto, o rubato, gran parte degli arredi.
L’ultimo colpo, e forse il più violento, fu inferto a partire dal 1880, quando per costruire il Vittoriano,
fu raso al suolo l’intero complesso monastico compresa la torre detta di Paolo III.
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Il Vittoriano - clicca per ingrandire |
La facciata che oggi vediamo è quella romanica del 1300, sulla quale si aprono tre portali. Si può accedere alla chiesa anche dall’antico ingresso, Al quale si arriva salendo dalla piazza del Campidoglio.
Sulla lunetta sopra a quest’ingresso laterale, lo splendido mosaico della Madonna col Bambino è attribuito a Jacopo Torriti,
con Pietro Cavallini uno dei grandi pittori romani del 1200.
L’interno è a tre navate, separate da 22 colonne di spoglio,
molto diverse l’una dall’altra.
Sulla quarta colonna della navata centrale l'altare della Madonna del Rifugio
di scuola viterbese.
Da non perdere la cappella Bufalini, la prima della navata destra capolavoro del grande Pinturicchio.
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Cappella Bufalini - clicca per ingrandire |
Nella quarta, all'altare e sulle pareti
storie di San Matteo di Girolamo Muziano.
Ai pilastri laterali della navata centrale i due stupendi pergami sono di Lorenzo di Cosma e del figlio Jacopo.
Nel 1564 per volontà di Pio IV fu compiuta la sciagurata distruzione dell’abside, affrescata da Pietro Cavallini, il maggiore pittore romano del XIII secolo, che aveva curato gran parte della decorazione dell’interno, di questi affreschi quel poco che si è salvato si può vedere lungo la navata destra.
Nel transetto sinistro monumento del cardinal Matteo d'Acquasparta attribuito a Giovanni di Cosma, in bella edicola gotica con affresco di Madonna con Bambino in trono tra i Santi Matteo, Giovanni e un cardinale, di Pietro Cavallini.
Su una delle colonne tra la navata sinistra e la centrale
la suggestiva Madonna della Colonna.
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Madonna della Colonna - clicca per ingrandire |
Nella terza cappella della navata sinistra Sant’Antonio da Padova e due donatori, del grande Benozzo Gozzoli, unica parte rimasta degli affreschi che decoravano l'intera cappella.
La cappella Solano, la prima della navata sinistra, si deve, sia nella parte architettonica che in quella pittorica ad Antonio Gherardi, artista dell’età barocca, tanto grande, quanto poco noto.
In controfacciata il monumento funebre del cardinale Ludovico D'Albert è opera di Andrea Bregno.
Nel 1571 qui fu celebrato il Trionfo di Marcantonio Colonna, comandante della lega cattolica che sconfisse i turchi a Lepanto. Per celebrare lo storico evento fu messo in opera lo spettacolare soffitto disegnato dal Sermoneta.
A proposito delle colonne della navata centrale la terza colonna di sinistra reca in alto resti della scritta "a cubiculo Augustorum" (sarebbe a dire che proviene dalla stanza da letto degli augusti)
Infine davanti alla cappella della Madonna di Loreto si trova la tomba di Felice de Fredis, del 1529, che nel 1506 scoprì il Laocoonte.
Per saperne di più: https://romaculturamensile.wordpress.com/2016/01/03/il-manierismo-in-caserma/
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