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SUN AN’ SOUL - DREAM AN’ ROME

SANTO STEFANO ROTONDO

Santo Stefano Rotondo
Santo Stefano Rotondo - clicca per ingrandire

La chiesa di Santo Stefano Rotondo fu costruita da Simplicio, Papa dal 468 al 483, su preesistenze romane; gli scavi condotti a partire dal 1970 hanno scoperto un mitreo, probabilmente appartenente ai Castra Peregrina che ospitavano i soldati delle province romane distaccati a Roma.

Simplicio fece costruire una chiesa dalla pianta complessa, costituita com’era da tre cerchi concentrici, il più interno dei quali era coperto dalla cupola centrale con tamburo retto da 22 colonne antiche, come antichi sono i capitelli e gli architravi che collegano le colonne; seguiva una navata anulare delimitata da 34 colonne, intersecata da una croce, per finire con un porticato, anch’esso anulare.

Per reggere la cupola attorno al 1130 Papa Innocenzo II, fece costruire le tre grandi arcate centrali che poggiano su due gigantesche colonne antiche di granito e sempre per ragioni di statica le 34 colonne della navata anulare furono inglobate nell’attuale muro perimetrale e sono tutt’ora visibili.

Santo Stefano Rotondo - colonne inglobate nel muro perimetrale
Colonne inglobate nel muro perimetrale - clicca per ingrandire

Mentre l’attenzione dei Papi, al ritorno dalla cattività avignonese (1377), si concentrava su San Pietro in Vaticano, le chiese del Celio caddero in uno stato di semiabbandono, così della ricca decorazione di Santo Stefano Rotondo ben poco è rimasto e contestualmente furono soppressi tre dei quattro bracci della Croce, l’unico sopravvissuto funge oggi da vestibolo d'ingresso alla chiesa. Il portico esterno anulare fu abbandonato.

Nel 1580 Papa Gregorio XIII Boncompagni affidò la chiesa ai gesuiti che incaricarono Niccolò Circignani, uno dei tre pittori noti come Pomarancio, per essere nati a Pomarance, di affrescare l’ambulacro con 34 scene di martirio, per preparare all’estremo sacrificio i novizi destinati alle missioni.

Del periodo più antico della chiesa è rimasta la cattedra, che la tradizione attribuisce a Gregorio Magno e la splendida cappella dei Santi Primo e Feliciano, con i suoi mosaici bizantini del VII secolo, gli unici di quest’epoca ad essere sopravvissuti a Roma.

Cappella dei Santi Primo e Feliciano Cappella dei Santi Primo e Feliciano
Cappella dei Santi Primo e Feliciano - clicca per ingrandire

Santo Stefano Rotondo è la chiesa nazionale d’Ungheria.

In epoca arcaica il Celio era chiamato Mons Querquetulanus, vale a dire monte delle querce, prese il nome di Celio dall’etrusco Celio Vibenna. Tolta la parte favolistica della tradizione, viene confermata l’egemonia etrusca su Roma a partire da Tarquinio Prisco, poi Servio Tullio, per finire con Tarquinio il Superbo.
Secondo la tradizione, peraltro rappresentata nella tomba Francois di Vulci, Celio Vibenna con il fratello Aulo, conquistò il colle poi detto Celio, ma alla sua morte il fratello Aulo venne allo scontro con uno dei capi etruschi, Mastarna, che lo uccise ed occupata Roma ne divenne il sesto re con il nome di Servio Tullio (578 – 539 a. C.).
Servio Tullio ebbe un ruolo fondamentale nell’evoluzione dello stato romano, creando 26 tribù sulla base della residenza della popolazione, i privilegi dei patrizi, cioè delle “Gentes” che pretendevano di essere i fondatori di Roma, vennero conseguentemente ridimensionati, anche grazie al reclutamento dell’esercito, al quale fino ad allora provvedevano le Gentes, mentre con Servio Tullio l’arruolamento era fatto direttamente dallo stato ricorrendo anche a quella che poi prese il nome di plebe.
In sostanza il re concentrò nelle proprie mani il potere militare, togliendolo alle oligarchie fino ad allora dominanti, creando quindi i presupposti prima per lo scontro tra i re etruschi e i patrizi; successivamente, in  età repubblicana, tra i patrizi e la plebe.

Per comprendere la mentalità dei patrizi, riportiamo uno dei passaggi iniziali degli annali di Tacito: “ Libertatem et consulatum L. Brutus instituit”. In poche parole Lucio Bruto nel 509 creò l’istituto del consolato, al posto della monarchia, e con esso garantì la libertà.

Vero.

La libertà dei patrizi.

Quando secoli dopo Augusto divise la città in 14 regiones (rioni), il Celio divenne la Regio II Caelimontium. Nella parte superiore del colle furono insediate numerose caserme e a conferma della frequenza degli incendi qui si trovava la V coorte dei Vigiles, il cui compito primario era quello di pompieri.

 

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