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TEMPIO DI VESTA E CASA DELLE VESTALI

Tempio di Vesta e Casa delle Vestali
Tempio di Vesta e Casa delle Vestali - clicca per ingrandire

Il Tempio di Vesta ha forma rotonda, ne spiega la ragione una iscrizione posta sul podio, il tempio oltre ad essere uno dei più antichi di Roma, era anche uno dei più importanti: infatti era destinato alla conservazione del Fuoco che per essere sempre disponibile all’intera comunità, doveva essere custodito in una struttura pubblica. Il tempio finì quindi per simbolizzare il focolare domestico.

Addette alla conservazione del Sacro Fuoco erano sei sacerdotesse: le vestali, rappresentanti dell’unico sacerdozio femminile di Roma. Le sacerdotesse erano scelte tra le famiglie patrizie e a fronte di grandi onori, dovevano rispettare rigorosamente il voto di castità.

Ma siccome la carne è debole …

Colei che infrangeva il voto, poiché non si poteva versare il sangue di una vestale, veniva sepolta viva in una stanzetta sotterranea posta nel campo detto scellerato, prossimo alla porta Collina, circa all’incrocio tra l’attuale via XX Settembre (l’antica Alta Semita) e via Piave. Invece il sangue del complice poteva essere versato e infatti costui era frustato a morte nella piazza del Foro.
A causa della sua destinazione d’uso il tempio andò più volte a fuoco, ogni volta fu ricostruito, ma probabilmente la posizione originaria non è quella attuale.

Esso è costituito da un podio circolare in cementizio di diametro pari a 15 metri rivestito di marmo.
Attorno al podio su alti piedistalli erano collocate 20 colonne corinzie; dietro e sopra alle colonne si vede la decorazione del soffitto.
Il tetto doveva avere forma conica con un apertura centrale per fare uscire il fumo del Sacro Fuoco. 
Dopo l’incendio del 191 d.C. Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo fece restaurare il tempio nella forma che oggi vediamo.

Due secoli dopo Teodosio I, imperatore d’oriente vietò i culti pagani, il Sacro Fuoco fu spento e abolito il sacerdozio delle vestali. 
L’ultimo restauro risale al 1930 quando i numerosi frammenti dei marmi originali sono stati integrati con travertino.

Il tempio di Vesta risale all’età regia, quando le vestali erano le figlie dei re. In età repubblicana le vestali erano scelte tra le famiglie patrizie in età adolescenziale (tra i 6 e i 10 anni) e dovevano restare in carica per 30 anni.

Singolare è il fatto che in epoca romana l’ultimo restauro del tempio di Vesta sia dovuto a Giulia Domna, che era siriana, figlia di Giulio Bassiano, gran sacerdote del dio siriano del sole El-Gabal e moglie di Settimio Severo di padre berbero, mentre la madre Fulvia Pia apparteneva all’antichissima gens Fulvia. 
Chissà forse per farsi accettare dai romani Giulia Domna, per dirla alla romana, volle dimostrarsi più papalina del papa, o forse volle ingraziarsi la suocera.

Sesto Pompeo Festo, è stato un letterato romano vissuto nel II secolo d. C. che tra l’altro riprese dalle fonti antiche citazioni relative alla storia ed alla religione romana, come risulta dalla targa posta sul tempio di Vesta.

Accanto al tempio di Vesta si apriva l’edicola delle vestali che costituiva l’ingresso alla Casa delle Vestali, da qui si passava nel grande cortile, che in origine era circondato da un portico colonnato su 2 piani

Casa delle Vestali - il cortile Casa delle Vestali - il cortile
Casa delle Vestali, il cortile - clicca per ingrandire

Sul cortile affacciavano gli ambienti dell’edificio, distribuiti su più piani. Ciò che oggi vediamo è il frutto di tutta una serie di restauri, il più corposo dei quali, un vero rifacimento, si deve a Traiano. 
Alle due estremità del cortile c’erano altrettanti bacini quadrati.

Nel portico tra le colonne si trovavano le statue, di epoca tardo imperiale (dal 200 al 300), delle vestali massime, che potremmo definire le decane.

Alcune statue di vestali massime sono esposte nel museo delle Terme di Diocleziano

 

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