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SANT’ANDREA DELLA VALLE

Sant’Andrea della Valle

Sant’Andrea della Valle

La costruzione di Sant’Andrea della Valle si deve al cardinale Alessandro Peretti di Montalto, nipote di Papa Sisto V, che incaricò Carlo Maderno (1556 – 1629) di preparare i disegni e nel 1608 pose la prima pietra.

La cupola, la più alta di Roma dopo S. Pietro, fu inaugurata nel 1622. La facciata a due ordini si deve a Carlo Rainaldi (1611 – 1691), che seguì in gran parte il progetto del Maderno.

Il raccordo tra il primo ed il secondo ordine è asimmetrico, al posto della solita voluta, a sinistra vediamo un angelo, opera di Ercole Ferrata (1610 – 1686).
Sopra al portone le statue della Speranza e della Prudenza sono di Cosimo Fancelli (1619 – 1671), mentre nelle nicchie accanto all’ingresso, ancora di Ercole Ferrata è Sant’Andrea Apostolo, di Domenico Guidi (1625 – 1701) è San Sebastiano.

Sul fianco sinistro della chiesa è stata posta la statua detta dell’abate Luigi (una delle sei statue parlanti di Roma), che in realtà è una scultura romana di epoca tardo imperiale. Sul basamento si legge:

FUI DELL’ANTICA ROMA UN CITTADINO
ORA ABATE LUIGI OGNUN MI CHIAMA
CONQUISTAI CON MARFORIO E CON PASQUINO
NELLE SATIRE URBANE ETERNA FAMA
EBBI OFFESE, DISGRAZIE E SEPOLTURA
MA DI QUI VITA NOVELLA E ALFIN SICURA

Le statue parlanti di Roma erano cosiddette perché a esse era demandato il compito di sbeffeggiare i poteri forti dell’epoca (soprattutto nel 1800), spesso mediante testi in rima affissi sulle statue, la più attiva delle quali era quella del vicino Pasquino.

Tra le curiosità di S. Andrea annotiamo:
i capitelli della lanterna della cupola scolpiti dal giovane Borromini, arrivato a Roma al servizio dello zio Carlo Maderno;
all’interno della chiesa la tomba di monsignor Della Casa, quello del galateo;
Infine la celebre cappella Barberini nella quale è ambientato il primo atto della Tosca di Puccini.

L’interno, vastissimo, è a croce latina come la chiesa del Gesù.
A chi entra si offre una grandiosa prospettiva dominata dal catino absidale, dalla volta e dai pennacchi della cupola, tutto del Domenichino (Domenico Zampieri 1581 – 1641), mentre le pitture dell’abside, di Mattia Preti (1613 – 1699), completano la veduta.

Aiutati dalla pianta sensibile possiamo procedere a una visita accurata:

 

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