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FRANCESCO BORROMINI - III PARTE

Mentre era impegnato a San Giovanni, Francesco trovò il tempo per ampliare Palazzo Falconieri. Il suo intervento più notevole fu la costruzione della magnifica loggia a tre arcate che affaccia sul lungo Tevere.
Il palazzo in passato era appartenuto ai Farnese, dai quali Orazio Falconieri, amico di Borromini lo comprò e in nome dell’amicizia ottenne che Francesco lo ristrutturasse.

Avverso ai Barberini, Papa Innocenzo X Pamphili volle superarli in magnificenza e se quelli si erano costruiti un palazzo per la propria famiglia, Innocenzo volle una piazza.

Piazza Navona - clicca per ingrandire

Fu così che piazza Navona assunse l’aspetto attuale. Per prima cosa i Pamphili comprarono una serie di edifici che poi abbatterono per costruire Palazzo Pamphili e la chiesa di Sant’Agnese in Agone, che si chiama così perché la piazza segue fedelmente il disegno dello stadio di Domiziano, il Campus Agonis, dove si svolgevano quelle che possiamo chiamare le olimpiadi romane. Quindi Sant’Agnese fu detta in Agone, poi da Agone si passò a Nagona per arrivare a Navona.

Costruito il palazzo mancava la chiesa, l’incarico fu affidato a Girolamo Rainaldi, ma Innocenzo X, per nulla soddisfatto del progetto, gli tolse l’incarico e nel 1652 chiamò Borromini, che messo da parte il progetto di Rainaldi, disegnò la facciata con il tipico movimento borrominiano, alzò l’imponente cupola su un tamburo che con le sue otto finestre illumina l’interno e per finire ai lati della chiesa costruì il collegio innocenziano.

Visto che davanti alla chiesa Bernini, sempre su incarico di Innocenzo X aveva eretto la Fontana dei Quattro Fiumi, considerata la rivalità tra Bernini e Borromini, cominciarono a circolare le dicerie più fantasiose. Ad esempio si disse che la statua del Rio della Plata avesse le mani protese verso la chiesa per proteggersi dal suo crollo. Divertente, non fosse che la fontana fu completata nel 1651, mentre i lavori per la costruzione della chiesa cominciarono soltanto l’anno dopo.

Nel 1655 moriva Innocenzo X ed i suoi eredi cominciarono a contestare l’operato di Borromini, che sdegnato nel 1657 abbandonò l’incarico. A sostituirlo fu chiamato Carlo Rainaldi, figlio di quel Girolamo al quale per volontà del Papa era subentrato Francesco.
Rainaldi se la prese comoda (anche per la tirchieria degli eredi di Innocenzo X), tanto che i lavori si conclusero solo nel 1672. Con l’aiuto di Giovanni Baratta, modificò il progetto di Borromini e in particolare, mentre Borromini aveva progettato 2 piccoli campanili a 2 ordini, l’inferiore ad andamento convesso e il superiore concavo, Rainaldi costruì due alti campanili entrambi a forma convessa. Purtroppo questo intervento oltre a mortificare la fantasia di Borromini, impatta sull’imponenza della cupola.

Il tiburio - clicca per ingrandire

Mentre Innocenzo X affidava a Francesco la costruzione di Sant’Agnese, grazie al marchese del Bufalo i Padri Minimi di San Francesco di Paola trovarono i denari per completare la loro chiesa di Sant’Andrea delle Fratte e naturalmente diedero l’incarico a Francesco, che vi lavorò fino alla propria morte, costruendo il tiburio ed il campanile.

Ma anche i soldi del marchese finirono e così il tiburio è rimasto privo di rivestimento.

Grazie all’abilità di Francesco nel lavorare i mattoni, non si sente la mancanza del rivestimento, anzi si apprezza ancor di più la grande espressività del disegno.


Mentre bianchissimo è il rivestimento del campanile chiamato ballerino perché sembra che quando suonano le campane oscilli.

Salendo per qualche decina di metri lungo via Capo le Case, si ha una buona visione del campanile, con i suoi tre ordini.

Nel primo ordine tra i capitelli delle colonne vediamo i volti alternativamente di donne e di uomini, gli uomini si fronteggiano e così pure le giovani donne.
Cosa abbia voluto simboleggiare Francesco, non è chiaro, per lo meno a me. Forse questo guardarsi negli occhi, messo a confronto con gli angeli del secondo ordine, che guardano lontano, vuole essere un suggerimento a guardare dentro se stessi, qualunque sia il sesso ed in qualunque età.

Nel secondo ordine, giocato nell’alternarsi di forme concave e convesse gli otto angeli con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte trasmettono un impressione di pacata serenità.

A coronamento quattro volute, tra le quali si vede lo stemma della famiglia Del Bufalo, sostengono la fiammeggiante corona della Fede, sulla quale poggia la Croce.

Passano gli anni, arriviamo al 1662, quando morì padre Virgilio Spada.

Un colpo tremendo per Francesco che perdette uno dei suoi pochi amici e il suo principale mentore. Destino volle che proprio in quell’anno Francesco avesse completato la cappella Spada a San Girolamo della Carità.

Solitario e amareggiato per le feroci critiche Francesco si chiuse sempre più in se stesso, rifugiandosi e spendendo ogni sua energia nel lavoro. Erano aperti i suoi cantieri a San Carlino e a Sant’Andrea delle Fratte.

Nel 1664 l’amico Orazio Falconieri gli commissionò la cappella di famiglia a San Giovanni dei Fiorentini. Francesco disegnò la cappella e la sottostante cripta.

La cappella Falconieri - clicca per ingrandire

Quasi di fronte alla cappella Falconieri si trova la tomba dell’amatissimo zio Carlo Maderno, accanto al quale Francesco voleva essere sepolto. Perciò è facile capire con quanto impegno si mise all’opera.

Ma sempre più chiuso in se stesso Francesco naufragava nella depressione.
La notte del 1 Agosto 1667, accadde l’irreparabile, si colpì col proprio pugnale. Morì dopo tre giorni di agonia dopo essersi confessato.

Secondo la sua volontà fu sepolto accanto a Carlo Maderno, di fronte alla sua cappella Falconieri, sotto gli occhi dell’Eterno Padre che sembra accoglierlo nel suo abbraccio misericordioso.

ITINERARIO BORROMINIANO

 

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