| PER SAPERNE DI PIÙ - V CAMPAGNA DACICATraiano  concentrò parte delle truppe a Drobeta (oggi  Turnu Severin in Romania), 
          dove  Apollodoro di Damasco tra il 103 e il 104 aveva costruito il più grande ponte  del mondo antico. Il  ponte, che poggia su 24 piloni in pietra, attraversa il Danubio per 1.150  metri. La fondazione dei piloni in pietra fu resa necessaria per resistere alle  violentissime piene del Danubio.L’Imperatore  intendeva attaccare nel più breve tempo  possibile Sarmizegetusa, quindi decise di percorrere la strada più diretta che  attraversava il passo di Vulcan.
 
 Intanto,  secondo i suoi ordini, si erano mossi altri due eserciti, attraversando il Danubio  ad Oescus, il primo, comandato da Decimo Terenzio Scauriano e il secondo, comandato  da Lucio Fabio Giusto, ad Axiopolis.Scauriano  doveva avanzare passando per il passo di Torre Rossa e chiudere la tenaglia  attorno a Decebalo.
 Il  compito di Giusto era quello di dissuadere i Roxolani ed i Bastarni dal portare  aiuto ai Daci.
 Superato  il passo di Vulcan, i legionari si fortificarono presso Banita, dove furono attaccati  dai daci, che combatterono con disperato coraggio, ma travolti dai romani dovettero  fuggire, lasciando sul terreno innumerevoli caduti.Mentre  a Banita accadevano queste cose, l’esercito di Scauriano superato il passo di  Torre Rossa, scendeva ad Apulum incontrando deboli resistenze.
 Decebalo  aveva concentrato tutte le sue forze sui monti Orastie e dopo aver tentato  invano di fermare Traiano a Banita, attese il nostro arrivo protetto dalle  difese delle sei città fortificate.
 Intanto  l’esercito di Giusto lasciata Axiopolis avanzava nelle pianure orientali della  Dacia, per tenere a bada i Roxolani e i Bastarni, ma questi, temendo di essere  attaccati mandarono ambascerie chiedendo pace, che magnanimamente fu loro  concessa!Traiano  ordinò allora a Giusto di ricongiungersi con l’esercito di Scauriano.
 Lasciata  Banita l’imperatore marcò su Sarmizegetusa. Questa era una città dalla pianta irregolare, difesa  dal possente Murus Dacicus e formata da una parte bassa e da una non piccola  acropoli, che costituisce la sua estrema difesa. Nelle vicinanze scorre il  fiume Marisus, dal quale sono dedotte le acque che l’alimentano.
 Circonvallata  Sarmizegetusa iniziò l’assedio, i daci tentarono una difesa disperata, ma  quando capirono che la loro furiosa resistenza era vana, prima di riparare  sull’acropoli diedero fuoco alla città, perché nulla cadesse in mano romana.
 Nella  confusione generale Decebalo, con una forte scorta di cavalieri, apertosi un varco,  era fuggito.   Come  detto la città è alimentata con le acque del Marisus, che peraltro arrivano  nella città bassa e non sull’acropoli, dove le scorte d’acqua non erano  abbondanti.
 I  capi daci non volevano arrendersi a nessun costo, ma infine spossati dalla  sete, quando ormai le forze li abbandonavano, ordinarono l’ultima distribuzione  d’acqua agli abitanti, poi gran parte di loro si suicidò.
 I  superstiti si arresero.
 Frattanto  Decebalo ritiratosi all’interno dei monti Orastie, tentò di riorganizzare le  truppe rimastegli fedeli e sperando di cogliere impreparata l’avanguardia  dell’esercito romano passò alla controffensiva. Vana speranza, anche Bikelis,  che considerava il più fedele dei suoi, lo tradì. Per  aver salva al vita costui rivelò dove Decebalo aveva celato il proprio tesoro.  Una straordinaria quantità d’oro venne in possesso dei romani, i muli sui quali  venne caricato il tesoro formavano una fila interminabile.
 Preso  dalla disperazione, colui che era stato il re dei Daci, congedò i suoi e si  diede alla fuga. Non resistendo al disonore, molti dei daci si diedero la  morte, altri si arresero.
 Inseguito  dalla cavalleria romana Decebalo fu circondato. Per  non cadere nelle mani di Traiano, dopo aver versato tanto sangue, si suicidò. I  suoi due figli furono catturati.Nelle  fortezze continuò per breve tempo la resistenza dei Daci, ma senza capi e senza  speranze, ben presto furono indotti alla resa.
 Tutte  le fortezze furono incendiate.
 I  Daci che si erano arresi furono avviati con le loro bestie, lontano dai monti  Orastie.
 Le  mura delle città fortificate sui monti Orastie furono abbattute.
 Sarmizegetusa  Regia fu abbandonata.
 La  nuova capitale della Dacia, fatta costruire da Traiano poco tempo dopo, prese  il nome di Colonia Ulpia Traiana Augusta Dacica Sarmizegetusa e fu abitata da  coloni romani, scelti tra i veterani delle legioni vittoriose.Accanto  alle maggiori fortificazioni romane, come Apulum, Buridava, Tapae, Tibiscum,  Berzobis, sorsero o risorsero nuove città, anche queste abitate da coloni  romani.
 La  colonizzazione della Dacia fu resa indispensabile dall’ambizione sfrenata di  Decebalo, che preferì all’alleanza con i romani un dubbio accordo con i popoli  sarmatici.
 Mentre  Traiano avrebbe preferito condividere con i daci il medesimo interesse, quello  di opporsi alle orde Sarmatiche che da Oriente incombevano prima sulla Dacia,  poi sulle province romane.   back |