SUN AN’ SOUL - DREAM AN’ ROME
MUSEO PALATINO
Il Museo Palatino presenta opere tutte provenienti dal Palatino dove Augusto, Tiberio, Nerone e soprattutto Domiziano costruirono le Domus Imperiali, è quindi ovvio che il visitatore si trova di fronte a capolavori di eccezionale valore ed interesse storico.
Seguendo un criterio cronologico vi presenteremo nell’ordine:
Il Tempio di Apollo, eretto da Augusto nella zona Augustea del Palatino;
la Domus Transitoria di Nerone;
le opere provenienti in larga parte dal complesso Domizianeo, che per oltre due secoli fu la sede dei successori di Domiziano.
TEMPIO DI APOLLO
Augusto fece costruire il Tempio di Apollo in prossimità della sua casa e di quella della moglie Livia; davanti al Tempio si trovava il portico delle Danaidi, dal quale provengono le straordinarie terrecotte dipinte, di tipo arcaico, esposte nel Museo Palatino delle quali vi proponiamo una visione selettiva.
|
Museo Palatino, il Tempio di Apollo - clicca per ingrandire |
Da non perdere le straordinarie antefisse, da quella a testa di leone
per finire con quelle raffiguranti Sileno
e la testa di un elefante.
Nella cornice di un tetto vediamo due grifi ai lati di un cratere ed Iside con a fianco due sfingi.
Spettacolari le lastre come quella che mostra una Gorgone
con ai lati Perseo e Atena,
o quella che mostra due fanciulle che decorano il betile, cioè la pietra, simbolo di Apollo.
E per finire la contesa tra Apollo ed Ercole per il possesso del tripode delfico.
|
Gorgone con ai lati Perseo e Atena - clicca per ingrandire |
Come potete osservare sono evidenti le tracce dei colori con i quali erano dipinte le lastre. In prossimità della casa di Augusto si trovavano alcuni ambienti, probabilmente appartenenti allo stesso imperatore, dai quali proviene il famoso affresco che raffigura l’Apollo Citaredo.
Il Tempio di Apollo fu voluto da Augusto per assolvere al voto fatto al dio di ergergli un tempio se fosse riuscito a sconfiggere Sesto Pompeo, ciò che avvenne nel 38 a.C.
Poiché il tempio fu inaugurato nel 28, con l’occasione Augusto celebrò anche la vittoria su Antonio nella battaglia di Azio del 31.
In tema di voti è singolare l’atteggiamento dei romani che ritenevano di dover assolvere al voto solo se il dio avesse fatto il proprio dovere, insomma voto condizionato.
Del tempio di Apollo che secondo le fonti aveva porte d’avorio ed era ricco di capolavori, resta ben poco e questo poco è esposto nel Museo Palatino.
All’interno della cella si trovava la statua di Apollo, ai piedi della quale in due armadi dorati, dice Svetonio, Augusto nella sua funzione di Pontefice Massimo aveva collocato i libri sibillini (gli oracoli delle Sibille), prelevati dal tempio di Giove Capitolino, mentre fece bruciare le circa duemila profezie greche e latine che alimentavano la superstizione popolare.
L’affresco dell’Apollo Citaredo, come detto è stato rinvenuto in quegli ambienti contigui alla casa di Augusto, che si trovavano presso la scala Caci, ovvero la scala di Caco, con il quale Ercole ingaggiò una delle sue Fatiche. Da notare che la scala Caci, scendeva sino al Foro Boario dove fortissimo era il culto di Ercole, attestato dal tempio di Ercole Vincitore, dall’Ara Massima di Ercole (il cui podio si trova nella cripta della chiesa di Santa Maria in Cosmedin) ed infine dalla statua di bronzo dorato, oggi esposta nei Musei Capitolini. Per di più, secondo il mito, Caco viveva sull’Aventino in una grotta dove aveva portato i buoi rubati ad Ercole che per riprenderli e uccidere Caco fece la sua decima Fatica.
DOMUS TRANSITORIA
La Domus Neroniana che era collegata alla Domus Tiberiana
da un lungo portico sotterraneo (criptoportico);
fu distrutta nel 64 durante il catastrofico incendio che bruciò mezza Roma.
|
Museo Palatino, Domus Neroniana - clicca per ingrandire |
Peraltro il palazzo costituì una rilevante novità rispetto allo stile classico augusteo, privilegiando gli aspetti illusionistici
degli affreschi e lo sfarzo decorativo degli intarsi marmorei.
Le pitture furono quindi dette fantastiche o del quarto stile, per differenziarle dagli stili precedenti.
I resti della Domus Transitoria furono rinvenuti nel 1912 sotto al triclinio della Domus Flavia, eretta da Domiziano e nel 1959 gli affreschi e gli intarsi furono distaccati, per essere oggi esposti nel Museo Palatino.
Il ciclo pittorico rappresenta scene della guerra di Troia inquadrate da motivi vegetali, candelabri ed altro seguendo quella fantasia illusionistica che li caratterizza, arricchita dagli intarsi in pietre dure e paste vitree inserite in un fondo di lavagna.
|
Domus Neroniana, il ciclo pittorico - clicca per ingrandire |
Nerone fu accusato di aver provocato l’incendio del 64 e secondo fantasiosi racconti, mentre Roma bruciava, assisteva all’immenso rogo dalla Torre di Mecenate, sul colle Oppio, suonando la cetra e recitando versi.
In realtà in quei giorni si trovava nella sua villa di Anzio.
Dopo vari giorni, spento l’incendio Nerone, avviò la ricostruzione a partire dalla Domus Aurea.
Oggi non abbiamo la percezione di quale fosse lo stato dell’area, infatti al posto del Colosseo c’era un laghetto, di fronte all’anfiteatro non c’era il Tempio di Venere e Roma, eretto da Adriano 70 anni dopo, in compenso la collina della Velia, parzialmente rimossa per costruire via dell’impero congiungeva l’Esquilino con il Palatino.
In quel contesto, come una immensa villa urbana, si estendeva liberamente la Domus Aurea, i cui affreschi opera del famoso Fabullo, il pittore che dipingeva indossando la toga, sono del IV stile, ciò fa pensare che anche gli affreschi rinvenuti nella Domus Transitoria siano di Fabullo. Il IV stile ebbe grande successo come attestato dagli affreschi di Pompei.
PALAZZO DI DOMIZIANO Il più grandioso dei palazzi imperiali sul Palatino fu quello costruito dall’architetto Rabirio per volontà di Domiziano.
Il palazzo era articolato in tre edifici: la Domus Flavia, destinata alle funzioni pubbliche dell’imperatore; la Domus Augustana residenza privata dell’imperatore, cosiddetta perché per secoli fu la sede dei successori di Domiziano e lo stadio.
|
Palazzo di Domiziano - clicca per ingrandire |
Gran parte delle opere esposte nel Museo Palatino provengono dal complesso domizianeo, opere che per essere state commissionate dagli imperatori sono di eccelsa fattura.
Di seguito ve ne mostriamo un piccolo esempio. Cominciamo con le repliche romane da originali greci, quali l’Apollo tipo “Anzio”; l’Afrodite Sosandra; il Ganimede; lo splendido Paride; il Persiano Morente, replica da un originale pergameno, appartenente al II stile ellenistico e il Satiro anch’esso del II stile ellenistico.
|
|
Paride - clicca per ingrandire |
Persiano morente - clicca per ingrandire |
Della ritrattistica imperiale vi mostriamo: Nerone (37 – 68 d.C.) giovane e adulto; Antonino Pio (128 – 161); Marco Aurelio Giovane (121- 180); l’indimenticabile Principessina, forse figlia di Marco Aurelio; Giulia Domna, la potentissima moglie di Settimio Severo (145 – 211); Massimino il Trace (173 – 238); Balbino (178 - 238).
|
|
Antonino Pio - clicca per ingrandire |
Principessina - clicca per ingrandire |
Le repliche romane da originali greci costituiscono uno degli aspetti più interessanti della interiorizzazione dell’arte greca che avvenne nel mondo romano.
Al di là della reinterpretazione degli originali, i rifacimenti hanno il grande valore di essere spesso le uniche testimonianze che ci sono arrivate delle opere di grandi artisti come Fidia (490-430 a.C.), Lisippo (390-306), Mirone (V secolo), Policleto (V secolo), Prassitele (IV secolo), Kalamis (V secolo) dato che gran parte degli originali è scomparsa. Infatti di Lisippo e di Policleto non abbiamo nessun originale, di Prassitele solo uno, di Mirone nulla.
Si è soliti parlare di scultura greca, ma in realtà se nel V e IV secolo a. C. il centro dominante fu di gran lunga Atene, nei secoli successivi si affermarono i centri detti ellenistici, in particolar modo Pergamo, Rodi ed Alessandria. In questi centri, tra il 250 e il 150 a. C. si sviluppò quel II stile (pensate al Laocoonte Vaticano), che si caratterizza per la drammatizzazione dei volti e la torsione dei corpi, ma lo stesso Laocoonte era un gruppo bronzeo, che nel corso dei secoli fu fuso e andò perduto, quindi se nel 1506 non fosse stata ritrovata, nelle Terme di Traiano, la replica romana, salvata da Papa Giulio II, del Laocoonte non sarebbe rimasta traccia.
back
|