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SERTORIO


Quinto Sertorio

Quinto Sertorio (Norcia 126 a.C. -72 a.C.), figlio di una cugina di Gaio Mario, combatté nell'esercito di Mario che nel 102 sconfisse i Teutoni ad Aquae Sextiae (oggi Aix en Provance).

Successivamente combatté col grado di tribuno militare in Spagna, dove a Castulone conseguì una grande vittoria contro gli Oretani.
Divenuto uno dei capi dei Populares, pose la sua candidatura quale tribuno della plebe, ma osteggiato da Silla non fu eletto.
Quando Mario e Cinna riconquistarono il potere a danno dei sillani, mostrò la propria moderazione, tentando di fermare la sete di vendetta di Mario.

Tornato Silla al potere (83) dando vita ad una feroce repressione, riparò in Spagna.
Inseguito da un esercito sillano comandato da Gaio Annio, dovette abbandonare la Spagna e salpare per l'Africa. Anche qui fu inseguito dai sillani, ma stavolta affrontò l'esercito nemico comandato da Pacciano e lo sconfisse.
Tanto grande fu l'eco della sua vittoria che le popolazioni spagnole della Lusitania, non sopportando l'avidità e l'arroganza dei comandanti sillani, gli offrirono il comando delle loro truppe.

Sertorio non si avvalse solo degli spagnoli, ma armò anche i coloni romani e quelli che erano fuggiti da Roma per non cadere vittime delle proscrizioni sillane. Inoltre allestì una piccola flotta.

Grazie alla sua moderazione si conciliò anche le genti che abitavano attorno alla Lusitania. intanto addestrava alla romana l'esercito che aveva al proprio comando.

Osservata l'ingenuità dei rudi montanari, divenne sempre più popolare favorendo la diffusione di dicerie secondo le quali era guidato dagli dei.
Aveva una bellissima cerbiatta, bianca come la neve, dalla quale si faceva accompagnare anche nelle assemblee popolari, questa cerbiatta era stata così ben addestrata da non spaventarsi per il grande concorso di folla, ma stava tranquilla stretta accanto a Sertorio.
La fama della cerbiatta bianca divenne così grande che Sertorio pensò bene di narrare che durante il sonno gli parlava dandogli consigli di ispirazione divina.

Intanto nell'intento di dare stabilità a quella che era nata come spontanea aggregazione, istituì un senato di 300 membri e ad Osca (oggi Huesca) fondò una scuola per educare alla romana i figli delle più eminenti famiglie locali.
A dimostrazione della sua fiducia negli spagnoli, la sua guardia pretoriana era formata da guerrieri locali.  
Morto Silla, tornato il potere agli ottimati, costoro decisi  ad eliminare definitivamente la sedizione di Sertorio, inviarono in Spagna nuove truppe, ordinando di non dare tregua al ribelle.

La nuova campagna (79) iniziò male, Cotta comandante della flotta che doveva stringere per mare gli insorti, fu intercettato a largo di Mellaria (l'attuale Tarifa sullo stretto di Gibilterra), la flotta fu messa in fuga dalle veloci triremi di Sertorio, non senza aver perduto molte delle imbarcazioni, parte affondate, parte catturate.   
Per terra Fufidio, governatore della Spagna Betica (l'attuale Andalusia), affrontò Sertorio andando incontro ad una disastrosa sconfitta.

Fu la volta di Quinto Cecilio Metello Pio, proconsole di Spagna, ad andare all'attacco dell'inafferrabile nemico, con un grande esercito. Ma Sertorio evitò il combattimento in campo aperto, ritirandosi sulle montagne, inseguito da Metello. Qui, dove contava l'agilità e la velocità dei soldati, le truppe di Metello gravate da pesanti corazze, si trovarono in grande difficoltà, incapaci di inseguire un nemico armato alla leggera (un piccolo scudo, arco e spada), che rapido come il vento si arrampicava sulle montagne.

Addestrati per combattere corpo a corpo, i legionari giorno dopo giorno subivano pesanti perdite, mentre Sertorio, ora fuggendo, ora attaccando, non dava loro tregua, tagliava i rifornimenti di acqua, impediva il vettovagliamento, se assediavano una città compariva alle loro spalle, assediandoli a sua volta. Quando i suoi soldati manifestarono una tale stanchezza prossima alla ribellione, Metello chiese che gli fossero inviate da Roma nuove truppe.
Fu inviato in tutta fretta Pompeo con un esercito.

Ma se Metello aveva subito logoranti perdite, Pompeo subì a Sagunto una catastrofica sconfitta.
L'eco delle sue vittorie rese Sertorio così famoso da essere raggiunto da molti romani, tra i quali primeggiava Marco Perpenna Vento. Tuttavia la rivalità tra i romani e gli spagnoli, che Sertorio non riuscì a controllare, determinò la defezione di non poche tribù. Non di meno Sertorio riuscì a resistere ai congiunti eserciti di Metello e di Pompeo, passando di vittoria in vittoria.

Non riuscendo a sconfiggerlo i due generali romani, promisero una grande ricompensa a chi lo avesse ucciso.
Ingloriosamente per i romani  nel 72 Sertorio fu assassinato durante un banchetto. Perpenna fu indicato quale mandante.  

Non è chiaro quali fossero gli obiettivi di Perpenna, che passava per essere uno dei populares.
Si dice che fosse venuto in possesso delle lettere di Sertorio, dalle quali sarebbe risultato che molti insigni personaggi romani aiutavano il ribelle.
Perpenna, forse per ingraziarsi Pompeo, gli consegnò il carteggio.
Pompeo disse di aver dato alle fiamme quelle lettere senza leggerle, in compenso mise a morte Perpenna.

Un silenzio tombale scese su tutta la vicenda.

 

 

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