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PELOPE ED ENOMAO

Pelope, costretto dai barbari a lasciare la Paflagonia, sua terra natia, si recò alla corte del re Enomao, figlio di Marte, con l’intenzione di sposarne la figlia Ippodamia.

Ma un oracolo aveva rivelato ad Enomao che sarebbe morto per mano del genero, quindi Enomao impediva a qualunque pretendente di sposare Ippodamia, ricorrendo a questo espediente: poiché possedeva degli insuperabili cavalli divini prometteva di dare in sposa la figlia se fosse stato superato in una corsa tra carri, in caso contrario i suoi antagonisti avrebbero pagato con la vita la sconfitta.

Quando Pelope vide le teste dei tredici pretendenti, che lo avevano preceduto, inchiodate alle porte del palazzo di Enomao, capì che doveva ricorrere all’inganno.

Corruppe dunque l’auriga di Enomao, promettendogli una notte d’amore con Ippodamia, l’auriga manomise le ruote del carro del re. Durante la gare accadde ciò che doveva accadere, le ruote del carro di Enomao si staccarono e il re travolto morì. Peraltro Pelope geloso d’Ippodamia, annegò l’auriga, che in punto di morte maledisse lui e tutta la sua discendenza.

Fu così che Pelope fu la causa della rovina dei suoi figli Atreo e Tieste.

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