TRAIANO ATTRAVERSA IL DANUBIO
LIBER I - Antefacta
I
A Traiano è stato affidato il compito di riprendere la guerra contro tre grandi popoli, gli Iazigi, i Quadi e i Marcomanni. Gli Iazigi sono un popolo Sarmatico, mentre Quadi e Marcomanni sono Suebi.
La campagna è ripresa a Marzo, quando Traiano ha inviato a Vindobona, lungo il Danubio, i distaccamenti di alcune legioni, con il compito di effettuare delle brevi incursioni nel territorio dei Marcomanni, incendiare i pascoli e rientrare rapidamente alla base. I barbari allora, nel timore di un nostro attacco in grande scala, sono rimasti fermi in difesa del proprio paese.
Contro gli Iazigi la tattica è stata diversa.
Questa massa di ladroni passa il tempo a spiare i nostri, ben sapendo ciò Traiano ha finto di smobilitare la fortezza di Aquincum, subito le spie hanno informato i capi Iazigi, che di gran corsa hanno chiamato alle armi la cavalleria e attraversato il Danubio sono venuti all’attacco.
Ma le legioni, la I Adiutrix e la XXI Rapax, che di giorno si erano allontanate da Aquincum, di notte erano rientrate e i barbari invece di una fortezza mal difesa hanno trovato i nostri che li attendevano con tutte le macchine da guerra in funzione: Baliste, Catapulte, Scorpioni.
Quando sotto il tiro dei nostri la cavalleria nemica ha ceduto, le porte di Aquincum si sono aperte, i legionari sono usciti e hanno ributtato al di là del Danubio, i temerari Iazigi.
Bloccati in questo modo Marcomanni e Iazigi, Traiano ha rivolto la propria attenzione ai Quadi. Attaccare i Quadi era la prima opzione di Traiano, perché, trovandosi essi tra i Marcomanni e gli Iazigi, una loro sconfitta gli avrebbe consentito di incunearsi tra i nemici e rendere arduo il loro ricongiungimento.
Traiano fece dunque convergere su Carnuntum le legioni I Italica, IV Flavia, VII Claudia, oltre a varie Vexillationes. Tutte queste truppe si unirono dunque alla legio XV Apollinaris di stanza a Carnuntum. Alle nostre legioni si aggiunsero circa 20.000 ausiliari, dei quali 10.000 erano cavalieri numidi e germani.
Effettuati questi preparativi a metà Aprile Traiano ha dato inizio alla campagna contro i Quadi, lasciando comunque a Carnuntum un forte presidio.
Per entrare nel territorio nemico era necessario attraversare il Danubio, ma i barbari ci aspettavano sull’altra riva con tutta la cavalleria schierata.
II
Traiano pensò che fosse necessario attuare un diversivo, per tale ragione fece mettere in marcia, con grande frastuono, due legioni che partirono da Carnuntum alla volta di Vindobona, per due giorni le legioni marciarono mentre la notte accendevano grandi fuochi.
La seconda notte, mentre i barbari sull’altro lato del fiume seguivano le nostre legioni, un centinaio di barche lasciava Carnuntum procedendo in direzione contraria seguendo la corrente, per fermarsi nel posto che Apollodoro di Damasco aveva scelto per attraversare il Danubio poco prima di Brigetio. Qui erano state accatastate le fascine ed il legname per costruire un ponte di barche.
Apollodoro aveva escogitato un sistema nuovo per costruire il ponte: le barche furono allineate lungo la riva e legate le une alle altre, prua contro poppa. All’estremo superiore della linea venne posta una zattera molto pesante, che al momento opportuno a forza di remi venne distaccata dalla riva, al resto provvide la corrente. Secondo i calcoli di Apollodoro la zattera pilotata dai nostri si andò a incastrare sull’altra riva, trascinando tutte le altre barche.
Mentre accadevano queste cose in quella stessa notte, nel massimo silenzio da Carnuntum si mossero legioni e ausiliari per raggiungere il ponte, e sempre nel massimo silenzio le due legioni che si erano dirette verso Vindobona tornavano a presidiare Carnuntum, lasciando pochi ausiliari ad alimentare i fuochi degli accampamenti.
In poche ore il ponte di barche fu pronto e i nostri attraversarono il Danubio, con cavalli e armi da guerra, tra le quali almeno 100 carrobaliste.
III
Prima ancora che i Quadi si accorgessero del nostro inganno le legioni si sono inoltrate nel loro territorio e Traiano ha costruito il primo accampamento fortificato.
A presidio del ponte è rimasta una guarnigione formata da due coorti.
Quando i barbari sospettarono che i nostri avessero escogitato una trappola restarono incerti: procedere ulteriormente verso Vindobona o tornare indietro?
Nell’incertezza mandarono in entrambe le direzioni i loro esploratori, ma poco tempo dopo videro grandi fiamme innalzarsi verso sud est. Erano i nostri che bruciavano i loro pascoli.
Lanciarono allora la cavalleria alla ricerca dei nostri legionari, ma Traiano che tutto aveva previsto fece rientrare i sodati nel munitissimo accampamento, prima che arrivassero i Quadi.
Questi presi dall’ira senza neppure fermarsi vennero all’attacco, ma non riuscirono a lanciare neppure una freccia, perché ne anticipammo le mosse. Lanciata dalle nostre macchine da guerra una pioggia di proiettili, di frecce, di palle di fuoco si abbattè sul nemico, che dovette ripiegare lasciando sul terreno 950 morti.
Quanti siano stati i feriti non è dato sapere.
I barbari dunque, avendo sperimentato che non avevano forze sufficienti per attaccare le nostre fortificazioni, si ritirarono quanto bastava per sottrarsi ai nostri proiettili, disponendosi ad attendere rinforzi.
IV
Ora l’iniziativa toccava a Traiano che convocò il consiglio di guerra.
Il legato Gaio Flacco Teboniano consigliava di uscire di notte dall’accampamento con tutte le carrobaliste e la cavalleria ed assalire alle prime luci dell’alba i Quadi.
I barbari infatti non costruiscono accampamenti fortificati, ma si limitano ad innalzare le tende dietro ai loro carri.
Lucio Licinio Sura, capo del pretorio di Traiano, volle sentire cosa pensavano i centurioni comandanti delle coorti, per tutti parlò Lucio Aconio Statura, uomo di grandissimo valore.
Statura disse che le legioni nulla temevano, ma che la sorpresa sarebbe fallita se con i legionari fossero usciti dall’accampamento i cavalieri, perché i nitriti dei loro cavalli avrebbero insospettito i barbari. Restasse dunque la cavalleria nell’accampamento sin a quando non fosse cominciato il combattimento, allora di volata sarebbe dovuta uscire per proteggere i fianchi dei legionari, dal contrattacco dei nemici.
Parlò infine Traiano e così disse: sbaglia chi pensa di sconfiggere i Quadi con una sola battaglia. Il nostro attuale obiettivo è quello di farli arretrare per penetrare più a fondo nel loro territorio, costruire una serie di fortezze, bruciare i loro pascoli e costringerli ad attaccarci nelle condizioni per loro peggiori. Dunque attacchiamoli con tutte le nostre carrobaliste domani alle prime luci, ma quando avremo messo in fuga i barbari non li dobbiamo inseguire, parte della nostra cavalleria li seguirà, ma mai dovrà cercare lo scontro.
Intanto lasciata una guarnigione nell’accampamento che abbiamo appena costruito, procederemo entro le terre dei Quadi per almeno 30 miglia e nel luogo più opportuno costruiremo un altro accampamento fortificato e prima ancora che avanzi la notte daremo alle fiamme tutti i pascoli vicini.
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