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PER SAPERNE DI PIÙ: STANZA DI ELIODORO

Gli episodi affrescati sulle pareti della Stanza sono tratti dai Vangeli apocrifi, dagli Atti degli Apostoli e dalla Storia della Chiesa. La complessità narrativa, che guida Raffaello, lascia intendere, che i migliori umanisti della corte papale lo affiancarono ispirandone l’opera.

L’episodio raffigurato nella cacciata di Eliodoro dal Tempio, vede al centro dell’affresco il grande sacerdote Onias che invoca l’aiuto divino per cacciare Eliodoro dal Tempio di Gerusalemme che voleva profanare. E l’aiuto divino arriva grazie a un cavaliere che abbatte Eliodoro e i suoi seguaci. Nella scena, ancora una volta è raffigurato Giulio II.

Al di là della chiara metafora (rappresentata dall’intervento divino a protezione della Chiesa), che costituisce il tema della Stanza, di eccezionale interesse culturale e storico, testimonianza della libertà rinascimentale, è la contestuale presenza nella scena del Papa e di Onias, a rappresentare l’unicità del Dio, dei Cristiani e degli Ebrei.

Nella Messa di Bolsena oltre a Giulio II della Rovere sono ritratti i cardinali Edoardo Grosso della Rovere, Raffaele Riario, Tommaso Riario e Agostino Spinola, tutti imparentati con Giulio II.

Nell’episodio della Fermata di Attila è evidente la contrapposizione, sottolineata dagli effetti luministici, tra la parte dove stanno Attila e gli Unni, dominata da una convulsa drammaticità e la parte dove avanza serenamente Leone Magno con il suo seguito.

Fermata di Attila - Attila e gli Unni

Nell’affresco Leone X compare due volte, la prima come cardinale e la seconda come Papa. La spiegazione è che nel 1513 Giulio II moriva e gli succedeva Leone X: evidentemente quando Raffaello aveva dipinto il futuro Leone X come cardinale, Giulio II era ancora in vita; alla sua morte Raffaello deve averne cambiato i connotati, cosicchè Leone X compare in due ruoli diversi.

 

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